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Fisco selvaggio e sindacato espugnato: che fine faranno gli italiani?

Fisco selvaggio e sindacato espugnato: che fine faranno gli italiani?

Autore: Federcontribuenti Nazionale
Data: 01/07/2011 15:34:49

 
La situazione degli operai di Italia si fa sempre più critica. Da un lato la perdita del ruolo dei sindacalisti e dall'altro un governo che in nessun modo impone politiche a misura di cittadini che restano appesi ad un salario nazionale di circa 1,200,00 euro al mese.

Sembra quasi che la linea politica scelta da questo governo con il consenso dell'opposizione intenda, colpo dopo colpo, costringere i lavoratori alla catena del padrone e privarli di qualsiasi strumento di partecipazione nella vita delle aziende o dei luoghi di lavoro. Il 28 giugno c'è stato un accordo interfederale tra Confindustria, Cgil, Uil e Cisl. La Marcegaglia, dopo 6 ore di trattative, esprimeva sentiti ringraziamenti alle tre sigle. Anche Tremonti ringraziava per la resa incondizionata.

Questo accordo siglato e che va a interessarsi con presunzione del futuro di milioni di lavoratori italiani è stato deciso senza coinvolgere i diretti interessati; deciso solo tra i dirigenti di Cisl, Uil, Cgil e Confindustria. Uno snaturamento dei sindacati nati per tutelare gli interessi dei lavoratori e non quelli degli imprenditori. Federcontribuenti se ne interessa poiché, se è vero che nasce per difendere i diritti dei contribuenti è pur vero che i contribuenti sono i lavoratori di Italia, sono la classe operaia tradita dai propri rappresentanti.

Il fatto poi ci siano stati i ringraziamenti del ministro del ''fisco'' Tremonti, rende tutto ancor più intollerabile ed inquietante. Federcontribuenti tiene a precisare che grazie ad una riforma fiscale 'misteriosa', ma, che comunque non è riuscita a nascondere le sue mire da 'inquisitore', questi lavoratori orfani di rappresentanti sia al governo sia tra i sindacati, subiranno ancor più il boia della riscossione.

Finocchiaro, presidente di Federcontribuenti: « I contribuenti sono il frutto di un indotto. Se messi nella condizione di lavorare potranno pagare le tasse, purchè giuste. Se questi dovranno subire contratti che ne annullano la dignità, con un salario inadeguato vista la marcia 'tremontiana', senza regole per il metodo della riscossione, senza frenare la speculazione bancaria, si arriverà al punto di non avere più contribuenti da rappresentare e senza entrate per lo Stato». Le casse dello Stato si reggono sui contributi versati dai lavoratori ma quando le tasse mangiano un quarto dello stipendio queste non si riescono a pagare scatenando Equitalia.

Nell'accordo tra Confindustria e le sigle sindacali non vi è traccia di proposte a migliorare la vita dei lavoratori che restano così schiacciati e oppressi da regolamenti sempre più vicini ad essere forme di schiavitù. Tutto il documento è centrato sulla competitività industriale e sulla centralizzazione delle sigle sindacali. Insomma, - o sottostai alle mie regole o resti disoccupato - . Basta confrontare questo documento con la vita reale dei lavoratori per comprendere tutto il disfattismo sui diritti fin qui acquisiti a forza di battaglie civili. Meno operai a svolgere lo stesso lavoro; stipendi da fame, malattie e ferie sono solo un dolce e nostalgico ricordo.
 
La sirena in fabbrica torna ad essere la voce del padrone. Chissenefrega se hai il figlio malato o se ne aspetti uno. Al diritto sociale si preferisce l'esigenza imprenditoriale. Così tra orari massacranti, salario basso e politica fiscale da usuraio, l'italiano, orfano di onesti rappresentanti, guarda al futuro come ad un incubo a cui non potersi sottrarre. A qualcuno è stato chiesto di convincere gli operai a chinare il capo e per convincerli li hanno ricattati.
 
Ed ora che si son unite le più grandi sigle sindacali sotto un unico tetto, per i lavoratori è davvero finita. Se si intende salvare il Paese dal tracollo finanziario vanno ripristinate le politiche per il lavoro, ma, se le leggi le fanno insieme ai big dell'imprenditoria, l'operaio è destinato a perdere ogni forma di giustizia sociale e anche il lavoro. Il compito dei sindacati e della Confindustria doveva vertere sul come rilanciare l'economia nazionale; salvare quindi le piccole imprese dal fallimento e da un regime fiscale oppressivo, salvaguardando in questo modo i lavoratori.
 
Questo accordo va a vantaggio solo dei grandi dell'economia, degli imprenditori delle grandi fabbriche e marchi che sbarcano in paradisi fiscali grazie a tempestivi cambi di residenza e senza subire ingerenze da parte del fisco italiano; padroni assoluti della vita o della morte dell'operaio. Una riforma fiscale che nasce nel chiuso di una stanza non potrà mai essere giusta per un Paese che ha dimostrato, più volte negli ultimi tempi, di voler partecipare concretamente nelle decisioni che riguardano le politiche della Nazione.
 
Si parla di alzare le tasse, di far pagare i medicinali salva vita, di imporre ticket nei pronti soccorso, di tagliare fondi alle scuole pubbliche, di privilegiare gli enti privati ma, nessuna parola per alzare le pensioni sociali, i salari nazionali, adeguare il fisco facendo una distinzione tra piccole - medie imprese e tra le grandi multinazionali. Le prime falliscono, le seconde ingrassano. Per questo, a giorni, Federcontribuenti renderà pubblica la sua proposta di legge di iniziativa popolare, con la chiara intenzione di tentare, attraverso una collaborazione con le forze sane del Paese, di fermare questa politica tesa a schiacciare i diritti dei piccoli per salvaguardare i privilegi dei grandi.

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