Stazzi: Ergastolo per 'l'angelo della morte'
Angelo Stazzi, soprannominato “l’Angelo della morte” è stato condannato all’ergastolo. A leggere la sentenza i giudici della Corte d’Assise di Roma, che hanno accolto la richiesta del pubblico ministero, della procura di Tivoli, Gabriella Fazi.
L’uomo, che era già stato condannato a 24 anni per l’uccisione della collega e forse ex amante, Maria Teresa Dell’Unto avvenuta nel 2001, ha ascoltato la nuova sentenza con un atteggiamento imperturbabile, da vero serial killer, come lo ha descritto l’accusa.
Fazi, infatti, è stato condannato per la morte di cinque dei sette anziani morti in modo anomalo, che risiedevano nella casa di cura Villa Alex a Tivoli, alle porte di Roma. Morti avvenute tra gennaio e dicembre 2009, quando l’uomo era in servizio come infermiere nella casa di cura. Decessi particolari che non hanno avuto grande risalto, poiché ad essere colpiti proprio per la loro età.
Nessuno si sarebbe accorto di nulla, se, dopo la scoperta del corpo della Dell’Unto, avvenuta nel 2009, non si fosse indagato attentamente sui motivi della sua uccisione. Gli investigatori della squadra mobile hanno cominciato ad indagare sulla vita privata della donna e lentamente sono arrivati a Stazzi e alla villa dove lavorava. Da qui, le indagini si sono rivolte anche al luogo di lavoro e si sono scoperte le strane morti dei degenti. La clinica non aveva mai avuto una serie di decessi così ravvicinati e simili.
Secondo le indagini, Stazzi, infermiere della clinica, si occupava della somministrazione dei medicinali e con lucidità, ha ucciso i suoi pazienti. L’uomo gli iniettava insulina causando coma ipoglicemico. Per l’accusa i casi di morte indotta sarebbero stati 7, ma due casi sono rimasti ancora sospetti.
Per il pubblico ministero Fazi, l’infermiere ha “un animo crudele e narcisista” e nei suoi gesti e azioni, non ci sono state ne imprudenze e nemmeno imperizie. Stazzi ha ucciso per il piacere di farlo, sentendosi potente nell’avere, tra le mani, la possibilità di dare vita o morte agli anziani cui somministrava medicinali.
Un atteggiamento diverso quello tenuto dalla difesa, che ha sollecitato invece, l’assoluzione, perche il fatto non sussiste. I giudici, invece hanno creduto alla ricostruzione fatta dal pubblico ministero Fazi.
Della collega uccisa, per cui Stazzi è stato condannato, ci sarebbe il sospetto di una relazione e il litigio per una somma di denaro che l’uomo le doveva, circa 18 mila euro. La donna era stata circuita dall’uomo, che l’avrebbe soggiogata i indotta a prestargli ingenti somme di denaro.
Soddisfazione è stata espressa dai familiari delle vittime: “E questo serva anche da monito per altri operatori del settore - ha aggiunto Enzo Rinaldi, figlio di una delle vittime dell’angelo della morte - nell'applicare professionalità alla cura degli anziani. Anche questo rende la nostra società una società più civile”.
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