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Maxxi: 'Scritture plurali: dalla carta alla rete' - Recensione

Maxxi: 'Scritture plurali: dalla carta alla rete' - Recensione

Autore: Susanna Schivardi - Redazione Cultura
Data: 16/01/2016 13:49:45

Secondo incontro a cura di Doppiozero, Potenziali di trasformazione, in collaborazione col progetto in mostra al Museo Maxxi di Roma, Transformers, che fino al 28 marzo 2016 espone opere di artisti capaci di trasformare il nostro sguardo sulla realtà. Il ciclo di incontri prevede l'intervento di giornalisti, critici e scrittori in merito alle nuove potenzialità dell'editoria nell'era del digitale, e di come la rete abbia cambiato il nostro approccio alla creazione artistico-letteraria.

Venerdì 15 gennaio alle 18, presso il Maxxi si è svolto il secondo incontro alla presenza di Luisa Capelli, Raffaella De Santis, Marco Belpoliti e Christian Raimo, con la moderazione di Stefano Chiodi. Ad aprire il dibattito Luisa Capelli che ha illustrato il mondo dell'editoria in Italia e nel mondo in cifre, in percentuali che dimostrano come solo in Italia e in Spagna dal 2008 a oggi ci sia stato un effettivo calo dei lettori forti, al contrario di quanto invece accade in altri Paesi Europei.

L'impatto della rete determina  una radicale perdita di gerarchia, pertanto l'impatto sulla lettura di libri cartacei è stato più forte da noi, probabilmente per una politica di integrazione difficile delle nuove forme letterarie offerte dal web. E' curioso osservare come i poli editoriali più potenti al mondo e con il fatturato più alto siano concentrati in Usa, Gran Bretagna e Paesi Bassi. La media dei lettori deboli (un libro l'anno) rimane invariata in Italia dal 2007 al 2014, mentre calano i lettori assidui (calo di acquisto che non significa calo della lettura).

La spiegazione va ricercata anche nel calo dell'editoria specialistica e della saggistica, quindi nella non - fiction che invece rimane forte nel resto del mondo che non punta soltanto nella produzione di best-seller, il che potrebbe indicare che da noi manchi un certo incremento nella costante di educazione culturale in fase adulta. Raffaella De Santis, giornalista di Repubblica, punta l'attenzione invece sulla differenza tra la carta stampata e la lettura su web, di come si abbia bisogno, nonostante il virtuale, di mantenere un contatto costante con la realtà.

Cita il film Francofonia, immaginando se un giorno le grandi opere dovessero andar perdute, avremmo comunque la possibilità di osservarle su web, ma non sarebbe mai la stessa cosa, ci sarebbe sempre il bisogno di autenticare l'esperienza attraverso il contatto visivo. Oggi nel giornalismo avviene quasi il contrario, prima ci raggiunge la notizia via rete, poi il giornalista verifica la sua veridicità, non sempre recandosi sul posto.  

Grazie al web, un artista oggi è meno ancorato alla sua nicchia di azione, il suo ruolo diviene multifunzionale, è un artista spurio. in questo panorama la trasformazione della scrittura è ancora in una fase evolutiva, difficile da interpretare perché ancora in atto. I giornali online non si distanziano dal linguaggio del cartaceo, in America molti poli editoriali hanno fatto accordi con facebook e altri social, per la promozione degli articoli non a pagamento. Di conseguenza sono i social che stanno cambiando la scrittura giornalistica, molto ancorata alla soggettività (in alcuni casi con lo sviluppo di un linguaggio dell'odio molto forte). In un orizzonte di de-realizzazione della scrittura, rimangono impresse le parole di Edoardo Sanguineti, in una conferenza sul virtuale, quando disse "mi rimane ancora un po' di sano materialismo storico, ho bisogno di toccare".

Guido Mazzoni, poeta e critico letterario, prendendo il via dalla rivista online Le parole e Le cose, mette in luce le grandi trasformazioni che sono avvenute: sono mancate le mediazioni, il dibattito su web è violento e ha sdoganato il torpiloquio, si è livellato lo scrittore con l'autore anonimo o pseudonimo, si è persa definitivamente ogni sorta di gerarchia. L'orizzontalità della comunicazione rende le piattaforme di discussione spazi aperti e deregolarizzati, dove ciascuno si sente in grado di poter dire la sua (grazie anche alla galoppante alfabetizzazione degli ultimi 50 anni), e dove raramente la crescita di livello culturale del dibattito avviene parallelamente allo svilupparsi dell'argomento da parte degli utenti. Di solito avviene una depauperazione dell'espressione e del linguaggio. E' qui che si inserisce Christian Raimo, giornalista e scrittore, quando propone come soluzione alla massificazione dilagante dell'opinionismo, la presenza di moderatori di alto livello, che possano dirigere la discussione verso livelli alti e controllati nei contenuti. Dalla sua esperienza a scuola evince inoltre la necessità di uno studio della ricezione, ossia dell'impatto che determinate scelte politiche (riforma della scuola e introduzione di nuove modalità di apprendimento) hanno sugli utenti. Lo stesso meccanismo che Raimo adotta quando scrive un articolo per Internazionale, chiedendosi chi lo leggerà, quale sarà il suo pubblico.

Marco Belpoliti conclude con un'interessante riflessione sulla mancanza del noi, laddove oggi nei dibattiti esiste una preponderanza ridondante dell'io ipertrofico,  in un conformismo dominante che ci ingabbia come in una nuvola gassosa e nella triste constatazione che oggi il tempo è divorato dai social perché la cultura dominante è il consumismo. Abbandonare i social, leggere di più, comprare di meno e pensare in una dimensione collettiva che per un momento metta da parte l'egocentrismo e l'individualismo tipici della nostra epoca. Solo così le nuove forme di espressione in rete potranno davvero rispondere alle necessità di una crescita culturale effettiva del paese. E che la comunicazione non si riduca ad un mero slogan di sé stessa. Il terzo incontro previsto per il 19 febbraio alle 18,00 al Maxxi, su Critica, commento e partecipazione.

 


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