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L'influenza internazionale e delle banche nella riforma costituzionale. I rapporti JPMorgan e UBS

L'influenza internazionale e delle banche nella riforma costituzionale. I rapporti JPMorgan e UBS

Autore: Lavinia Alberti - Redazione Politica
Data: 03/12/2016 08:35:10

I Rapporti di JPMorgan e UBS esistono e il testo della riforma costituzionale coincide, nei contenuti, con quei rapporti. Il Governo viene rafforzato e l'opposizione indebolita.

Viene inserita una norma, l'art. 117 comma 4, che permette allo Stato, su proposta del Governo, di avocare a se' le competenze Regionali per "interesse nazionale". Non per pericolo grave, tutela dell'unità giuridica o economica o dei livelli essenziali delle prestazioni, come già prevedeva l'art. 120, ma per qualcosa di altro, giudicato di interesse in senso ampio, senza possibilità di ricorso alla Corte costituzionale. 

I recenti Trattati TTIP, CETA (ratifica il 14 dicembre prossimo) e TISA distruggono e livellano verso il basso gli standard normativi, proprio nelle materie che lo Stato può togliere alle Regioni per "interesse nazionale".

Come e quanto è stata influenzata la riforma della costituzione italiana?

Quali potrebbero essere le conseguenze di questa situazione?

Un po' di storia: Quando il 17 novembre 2011 Mario Monti si presentò al Parlamento da presidente del Consiglio incaricato, lo spread (vi ricordate “lo spread”?) era sopra i 500 punti. Nel discorso in cui chiese la fiducia, Monti parlò di modifiche costituzionali soltanto in un veloce passaggio sull’opportunità di eliminare le province. Fu il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a riaprire la questione delle riforme Costituzionali. La sera del 31 dicembre 2011, nel discorso di fine anno.

Il 28 aprile 2013 giura il Governo presieduto da Enrico Letta, che otterrà la fiducia nei due giorni successivi.

E' del 28 maggio 2013 il rapporto dell'americana JPMorgan (dal titolo: “La regolazione della zona Euro: circa a metà strada”, in cui sostanzialmente si afferma che le costituzioni del sud Europa sono troppo democratiche); vi si può leggere, questo il link: alle pagine 12-13, quanto segue:

I sistemi politici dei paesi del sud, e in particolare le loro costituzioni, adottate in seguito alla caduta del fascismo, presentano una serie di caratteristiche che appaiono inadatte a favorire la maggiore integrazione dell’area europea”...

Le costituzioni mostrano una forte influenza delle idee socialiste, e in ciò riflettono la grande forza politica raggiunta dai partiti di sinistra dopo la sconfitta del fascismo”...

“I sistemi politici e costituzionali presentano le seguenti caratteristiche: esecutivi deboli nei confronti dei parlamenti; governi centrali deboli nei confronti delle Regioni; tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori; tecniche di costruzione del consenso fondate sul clientelismo; e la licenza di protestare se sono proposte modifiche sgradite dello status quo. La crisi ha illustrato a quali conseguenze portino queste caratteristiche”...

"The key test in the coming year will be in Italy", dice il documento: “La prova decisiva sarà l’anno prossimo in Italia, dove il nuovo governo ha chiaramente un’opportunità di impegnarsi in significative riforme politiche”. Se vi dite che in fondo è solo uno studio, un'indicazione, sappiate che proprio il 2 dicembre, due giorni fa, i giornali ci hanno informato che al tavolo per la discussione sul da farsi dopo il referendum sono invitate le banche e si, proprio lui, JPMorgan!

A dicembre 2013 il “sistema” guidato da Napolitano prova a scardinare la Costituzione attraverso la deroga all’art. 138 Cost. (Ovvero l'articolo che, prevedendo una procedura aggravata per la riforma costuituzionale, è teso a proteggere la Costituzione e i principi in essa contenuti da decisioni della sola maggioranza). Il disegno prevedeva la riduzione dei termini da tre a un mese dell’intervallo intercorrente fra la prima e la seconda deliberazione delle camere sul testo della legge costituzionale.

Le critiche furono molte: non avrebbe consentito ai parlamentari una ponderata meditazione sui temi oggetto della votazione, non poteva essere approvata prescindendo dalla procedura del 138, apriva il fianco a riforme più facili da attuare.  La questione principale in discussione era introdurre il presidenzialismo o semipresidenzialismo. Il disegno passa in 13 giorni, i 5 stelle protestano e Letta rinuncia.

L'8 Gennaio 2014 un documento UBS già incorona Renzi alla Presidenza del Consiglio (a un mese dal fatidico #Enricostaisereno). Con il preciso incarico di portare a termine le riforme. Eccone qualche passaggio a questo link.

"In Italia, invece, a meno che Matteo Renzi riesca a modificare sostanzialmente il percorso delle riforme, nel più importante dei paesi periferici ci sarà probabilmente meno spazio di manovra per negoziare il suo bilancio 2015 con la Commissione europea."... e poi, ancora, a pagina 10 (in testa)... "

"Questa paralisi porterà probabilmente a una maggior pressione della Commissione europea sul Governo per la riduzione del rapporto debito-PIL al 60%, che probabilmente limiterà il margine di manovra almeno per il bilancio 2015, a meno che Matteo Renzi non riesca a modificare il percorso di riforma"... e in coda... "Sfortunatamente, l'Italia non è riuscita ad abbassare il costo unitario del lavoro, ancora troppo alto dato che i passati incrementi di salario non erano in linea con gli aumenti di produttività. Infatti, il Fondo Monetario Internazionale (IMF) stima che sia necessario un deprezzamento del costo del lavoro del 10% per incrementare la competitività. Malgrado le misure per risolvere ciò siano una priorità chiave per Renzi, molto probabilmente dovrà affrontare una battaglia in salita."

13 Febbraio 2014: La Direzione del PD licenzia il governo Letta. Nonostante la sentenza della Consulta che dichiara l'illegittimità costituzionale delle due camere, Napolitano investe il nuovo Governo Renzi di effettuare la riforma.

08 aprile 2014: Il Governo Renzi presenta il ddl di riforma della Costituzione.

14 gennaio 2015: Napolitano si dimette da Presidente della Repubblica.

04 maggio 2015: la Camera approva definitivamente la legge elettorale c. d. italicum. (Con premi di maggioranza spropositati:  la lista che arriva prima ottiene la maggioranza assoluta dei seggi e governa da sola. Se al primo turno la lista più votata supera il 40%, conquista il 55% dei seggi e quindi una agevole maggioranza assoluta. Altrimenti si va al secondo turno tra i partiti più votati, chi vince conquista ugualmente il 55% dei seggi).

12 aprile 2016: la Camera (presenti 370, votanti 368, favorevoli 361, contrari 7) approva in seconda deliberazione le modifiche alla Costituzione.

Pensate bene ai punti della riforma:

1) Spostamento del potere in mano al Governo, con possibilità di dettare l'agenda del Parlamento e di far approvare nella metà dei tempi le questioni ritenute "essenziali", con eventuale peso politico del mancato rispetto dei tempi che ricade sul Parlamento (Art. 72 comma 7)

2) Possibilità per lo Stato di avocare a se' qualunque materia delle Regioni per "interesse nazionale" (Art. 117 comma 4)

3) Senato dei territori che non può togliere la fiducia e che, in caso di avocazione, può essere ignorato dalla Camera raggiunto un certo quorum (Art. 70, comma 4)

Pensate in che senso vanno riforme come il Jobs Act o la modifica dell'articolo 18.

Coincidono con le indicazioni dei due documenti!!!

Ora, parliamo di due trattati recenti: TTIP e TISA. Il TTIP viene definito il più grande accordo commerciale della storia. E' un accordo fra USA e Europa, teso alla “omologazione normativa". La prima bozza fu pubblicata da WikiLeaks, poi il 2 maggio 2016 il testo dell'accordo fu pubblicato da Greenpeace.

Eccolo qui: https://wikileaks.org/ttip/ Il TISA è l'analogo trattato in ambito di servizi, "per liberalizzare i servizi: dai dati personali alla sanità passando per le assicurazioni. Sarebbe la vittoria definitiva della finanza sulla politica", commenta l'Espresso.

Sappiamo del TISA, grazie a Wikileaks, ecco il testo del documento completo (descritto come draft segreto!!!). http://speciali.espresso.repubblica.it/interattivi-2014/wikileaks/index.html

Questo potrebbe fare enormi danni in ambito di produzione, in quanto le normative non europee hanno standard più bassi e questo si traduce in minori costi di produzione altrove. Ma non finisce qui!

L’accordo prevede la liberalizzazione del mercato sulla maggior parte delle merci, di ogni settore merceologico, ma si parla anche di “allineamento normativo” su energia, proprietà intellettuale, sistema sanitario, concorrenza, sviluppo sostenibile, ambiente, sistema finanziario e molto altro. Esattamente le materie che nella nuova Costituzione potrebbero essere oggetto di avocazione da parte dello Stato. In definitiva, il TTIP non serve a liberalizzare un mercato peraltro già ampiamente liberalizzato, quanto a eliminare importantissimi standard, regolamenti e normative che sono estremamente importanti per accrescere il proprio potere e potersi rapportare da pari con il colosso cinese (fonte Wiki TTIP), a discapito del benessere delle popolazioni interessate. Il CETA è l'omologo del TTIP fra UE e CANADA e verrà ratificato il 14 dicembre.

Ripensate a Jobs Act, banche salvate, banche assolte proprio in questi giorni, trivelle...

Da una parte è ovvio che il mercato internazionale stia chiedendo stabilità e forza maggiore ai Governi italiani, e che questi stiano rispondendo per mettersi al passo.

Dall'altra, con le nuove norme della riforma, un Governo potrebbe arrivare ad applicare d'imperio norme riprese direttamente dai trattati, quelle norme. Senza che le Regioni o il Senato si possano opporre, con una forte maggioranza alla Camera. Ora che, per il nuovo art. 67, i parlamentari non rappresentano più la Nazione. Per andare velocemente verso il futuro, si, ma quale futuro?

 


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