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Montecitorio: tracce di cocaina nei bagni

Montecitorio: tracce di cocaina nei bagni

Autore: Chiara Farigu - Redazione Cronaca
Data: 07/05/2017 07:22:01

Ci risiamo. Dapprima furono Le Iene, nell’ottobre del 2009 a lanciare la pietra dello scandalo con la loro inchiesta effettuata con lo stratagemma del “drug wipe”, il tampone frontale, su 50 deputati inconsapevoli.

Un’inchiesta che innescò una miccia politica di considerevoli dimensioni: un onorevole su tre faceva uso di droghe. Questo il responso che fece inorridire le cosiddette persone comuni e adirare diversi deputati che fecero richiesta di sequestro immediato del campione raccolto illegalmente e la distruzione dello stesso in sede processuale.

Ieri un nuovo fiammante scoop ad opera di una giornalista di FQ Millennium: trovate tracce di polvere bianca sulla mensola di un bagno di Montecitorio. Mensola che, al mattino, era risultata negativa.

Più che uno scoop, in verità una conferma. La droga in Parlamento circola da sempre perché molti frequentatori del Palazzo ne fanno uso. Ad ammetterlo loro stessi, basta rileggere alcune dichiarazioni come quelle di Capezzone o di Lucio Barani, tanto per citare qualche nome.

“La scoperta dell’acqua calda, scrivono molti lettori ironicamente sui social, basta vedere le leggi che approvano per capire che si fanno”. Ogni riferimento all’ultima sfornata di recente, la legittima difesa, è puramente voluto. Polemica e ilarità vanno a braccetto da giorni sulla rete.

D’altro canto, gli stessi autori, pare ce la mettano davvero tutta per mostrare un’immagine poco rassicurante.

Molti di loro, dopo aver dato l’ok sono in fase di pentimento e ora sperano che i colleghi del Senato siano più avveduti e possano rimediare al pastrocchio fatto. “La mano destra non sa che quel fa l’altra mano ancora a più a destra” o, il più diretto “Ma che si sono fumati prima di votare, cambiassero spacciatore” sono alcuni tra i cinguettii più benevoli e, se vogliamo, giustamente meritati.

Il test effettuato dal giornalista del su scritto quotidiano è avvenuto il 29 marzo scorso e, guarda caso, “subito prima di un’importante votazione”, come racconta lo stesso Thomas Mackinson che avrebbe ripetuto l’esperimento diverse volte con salviettine Nark II a base di cobalto tiocianato, acquistate in un negozio di Roma specializzato in dispositivi per indagini di polizia scientifica.

E per documentare la correttezza di tutta l’operazione il giornalista ha ripreso tutta la sequenza con lo smartphone. Che non ha lo scopo di puntare il dito contro qualcuno in particolare, precisa l’inviato del F.Q. anche perché non sarebbe ben chiaro se il bagno incriminato sia ad uso esclusivo dei parlamentari oppure accessibile a quanti autorizzati da regolare pass a recarsi all’interno di Montecitorio (giornalisti, assistenti, uditori, consulenti o personale di servizio).

Scoop o conferma, poco importa. Piuttosto la notizia stuzzica una curiosità che vorrebbe essere anche una domanda: come mai la legge proposta dall’intergruppo parlamentare “Cannabis Legale” (atta a legalizzare le droghe leggere) giace da tempo sotto una spessa coltre di polvere scura sugli scaffali dello stesso Palazzo? Forse è una questione di colore, visto la bianca va alla grande?

Chiara Farigu


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