Italia in fiamme
Una situazione critica e preoccupante che vede buona parte del territorio del nostro paese andare in fiamme con tutto ciò che ne consegue.
Paura, perdita di molte abitazioni, rischio per la salute a causa dell’aria che diventa irrespirabile e che contiene elementi che mettono a rischio la respirazione, perdite ingenti per qualcuno e fonti di ricco guadagno per altri, un paese allo sbando che pare riuscire a trarre profitti soltanto mettendo in ginocchio chi deve fare suo malgrado le spese di tutto ciò che sta accadendo.
Dal 10 al 17 luglio sono stati richiesti ”oltre un terzo degli interventi anti-incendio dall’inizio dell’anno; oltre 300 in una settimana e oltre 950 dall’inizio dell’anno. La cifra più alta dal 2007 a oggi.
Negli ultimi giorni la situazione che si è venuta a verificare è questa: un vastissimo incendio nella pineta di Castel Fusano, sul litorale romano a cui è conseguito il fermo di un 22enne. Altri tre arresti nel Cilento, nel leccese e a Sciacca. A Napoli in fiamme la collina di Posillipo. Evacuazioni nel salernitano. Inneschi recuperati nella pineta di Fiumara, sulla strada tra Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia.
C’è da registrare anche una vittima si tratta di un imprenditore salito sul tetto del proprio capannone a Giugliano, in provincia di Napoli , Il lucernario su cui è salito ha ceduto facendolo precipitare. Nel Cilento è stato arrestato un piromane, un 24enne romeno, mentre un 22enne originario di Busto Arsizio è stata fermato perché sospettato di aver appiccato il vastissimo incendio nella pineta di Castel Fusano, sul litorale romano. Nel Leccese un 68enne è stato sorpreso ad appiccare un fuoco nel Parco regionale di Rauccio e denunciato. Un arresto anche in Sicilia, vicino Sciacca.
A Roma, un incendio di vaste dimensioni si è sviluppato nella pineta di Castel Fusano a Ostia. Nicola Zingaretti, annuncia che chiederà lo stato di emergenza “perché quest’anno, nei primi due mesi di monitoraggio, gli incendi sono quadruplicati”. La sindaca Virginia Raggi, intervenuta sul luogo, parla di “disastro ambientale”.
In Toscana un violento rogo a Marina di Grosseto ha interessato la pineta Un altro incendio è divampato nella pineta di Fiumara, sulla strada tra Marina di Grosseto e Castiglione della Pescaia, che è stato rapidamente spento, limitando così i danni.
Liguria: un vasto tratto boscato in località Serò, nel comune di Zignago, andato in fumo .Date le proporzioni del fronte di fuoco è stato necessario attivare i mezzi aerei.
In Campania, il governatore De Luca chiama la ministra della Difesa Pinotti per chiedere il supporto delle forze armate: “Siamo allo stremo”. A Napoli, incendi nella zona vesuviana . Le fiamme hanno bruciato anche la vegetazione sulla collina di Posillipo. Rogo anche nel pieno centro di Salerno, nei pressi del Forte La Carnale, incendio che è stato domato dopo ore. Nel Parco nazionale del Cilento i roghi hanno mandato in fumo negli ultimi giorni centinaia di ettari di macchia mediterranea.
In provincia di Napoli, particolarmente colpiti i comuni di Torre del Greco, Pozzuoli, S. Anastasia Foresta, Ottaviano e Tersigno.
In provincia di Salerno, coinvolti i territori di diversi comuni della fascia costiera tra cui Olevano sul Tusciano, Conca dei Marini e Capaccio Paestum.
In Calabria, un incendio di grosse proporzioni ha interessato una vasta area fra la frazione Caria di Drapia e il territorio comunale di Spilinga, nel Vibonese. Le fiamme hanno distrutto diversi ettari di macchia mediterranea e uliveti. Sul posto sono state impegnate diverse squadre dei vigili del fuoco provenienti da Vibo Valentia, ed a causa della gravità della situazione si è richiesto l’intervento dei mezzi aerei.
A Roma un grande incendio è divampato a Settebagni, .Autostrade per l’Italia ha deciso quindi la chiusura della A1, sulla diramazione Roma Nord, nel tratto tra Settebagni e il Grande Raccordo Anulare, in entrambe le direzioni, a causa del fumo di un incendio sulle scarpate.
Questo il quadro poco consolante della situazione che in questi ultimi giorni ha tenuto impegnati molti uomini della Forestale e dei Vigili del fuoco nonché i piloti dei mezzi di soccorso aereo, ma come sempre accade quando in questo paese c’è qualcosa che non va inizia lo “scarica barile” delle responsabilità ed assistiamo al solito triste teatrino dove tutti trovano il tempo per parlare ma pochi quello di agire e darsi da fare.
La flotta aerea composta da Canadair ed elicotteri è gestita dai vigili del fuoco e dalle Regioni. Ma è nelle mani ( e nei profitti ) di sette aziende private. Sei italiane mentre la settima è una multinazionale britannica con capitale spagnolo.
Dallo scorso marzo i sette gruppi sono sotto inchiesta da parte dell’Antitrust e oggi l’Autorità garante del mercato deciderà come portare avanti un procedimento che ha già fatto emergere anomalie plateali e alterazioni dei costi pubblici.
Tutte e sette le aziendesono nell’Associazione elicotteristica italiana, a sua volta responsabile di un’intesa restrittiva della concorrenza. La multinazionale Babcock allo spegnimento degli incendi italiani offre 19 Canadair, gli altri sei gruppi sotto inchiesta 90 elicotteri e 3 aerei Cessna.
Appare chiaro che nel determinare le cause di questa situazione, non appaia sufficiente affidare la responsabilità unicamente sul clima e sui vandali. Sono molti gli operatori del settore che identificano nella causa del diffondersi degli incendi una pessima organizzazione e a una carenza di organici e mezzi per i Vigili del Fuoco che viene accentuata a seconda delle regioni di appartenenza.
Anche dal mondo politico arrivano le prime dichiarazioni :Donzelli capogruppo di Fratelli D’ Italia in consiglio Regionale della Toscana sostiene che “sia stato un errore cancellare la Forestale e che serve investire sulla prevenzione”
Ed aggiunge: “Nelle province di Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia e Siena stanno bruciando ettari di verde, una situazione che mette in pericolo centri abitati e la vita stessa delle persone” serve una riforma organica perché quando le fiamme si sono estese su superfici vaste non sempre è possibile intervenire con risultati apprezzabili: il 90% di ciò che si può fare in questi casi è legato alla prevenzione”
Anche Il Presidente della Repubblica Mattarella dalla Valtellina dove si e’ recato per ricordare i 30 anni dell’alluvione che fece 53 morti, ha dichiarato :
“Gli incendi sono spesso il risultato di azioni criminali, che vanno punite con determinazione e severita’”
Ha proseguito il suo discorso aggiungendo : “grande riconoscenza ai tanti servitori dello Stato, benemeriti della nostra societa’, nei Vigili del Fuoco e nelle Forze dell’Ordine, ai tanti volontari dei gruppi antincendi, che si stanno adoperando, con grande abnegazione e sacrificio, per spegnere gli Incendi, per contrastare il fuoco appiccato da sciagurati, che mettono a rischio la sicurezza delle persone, deturpano la bellezza del nostro Paese e ne danneggiano gravemente l’economia”. .
Ma vediamo cosa accade quando un’area boschiva viene attraversata dal fuoco.
Il primo danno da sottolineare è quindi il fortissimo impoverimento delle biocenòsi una parte dei vegetali presenti e un gran numero di animali muoiono; gli altri vegetali (molte forme di consistenza legnosa) subiscono danni gravi o gravissimi.
Il passaggio del fuoco nelle aree boschive ha i suoi risvolti negativi ma anche nel sottobosco si verificano variazioni che avvengono a livello di terreno. Queste sono di carattere chimico e biologico e nel loro insieme si riflettono sulla fertilita’.
La conseguenza dell’accumulo di ceneri alcaline e della demolizione termica di acidi organici derivanti dal processo di umificazione sfocia in una variazione
che avviene solo nello strato piu’ superficiale di terreno, piu’ si procede in profondita’ e menosensibile diviene il divario rispetto al terreno non percorso dal fuoco.
Con il passare del tempo, in alcuni mesi, nello strato piu’ superficiale non vi sono variazioni, in quello piu’ profondo si constata un aumento del pH per la percolazione dei prodotti di combustione trasportati dalle acque piovane.
Non e’ possibile generalizzare i tempi necessari per il ripristino poiche’ l’attivita’ microbica del terreno e le precipitazioni possono variare notevolmente nel tempo e nello spazio.
L’azoto viene in parte volatilizzato e quindi nel terreno percorso dal fuoco si nota immediatamente una diminuzione del suo contenuto totale.
Si sono riscontrate situazioni in cui il contenuto in fosforo e’ rimasto piu’ elevato per 4 anni dopo l’incendio.
La diminuzione della materia organica, determinata dal passaggio del fuoco, peggiora la struttura del terreno forestale e di conseguenza la sua capacita’ di trattenere l’acqua.
Ne deriva una maggiore aridita’ degli strati superficiali che rende piu’ difficoltose le condizioni di vita dei microrganismi.
Per quanto riguarda i funghi che, come noto, hanno una notevole importanza per lo sviluppo dello strato arboreo, l’ambiente che si viene a creare dopo il fuoco non e’ favorevole. Infatti essi prediligono gli ambienti acidi e sono inibiti dall’aumento del pH.
Poiche’ nelle zone piu’ colpite dal fuoco si verificano le piu’ intense variazioni del pH, i vegetali superiori devono lentamente riconquistare l’ambiente anche attraverso un graduale miglioramento della possibilita’ di trattenuta dell’acqua.
Unitamente alla cenere puo’ venire trasportato il materiale organico incombusto e tutta la frazione inorganica che si trova ancora distinta dallo strato repellente.
Questo fenomeno e’ assai pericoloso su pendici molto scoscese.
Tuttavia quando il fuoco passa nel bosco al di fuori delle condizioni di prescrizione genera solitamente danni alla copertura forestale.
La loro entita’ e’ generalmente commisurata alla perdita di materiale legnoso consumato ed a quello che non potra’ essere prodotto in avvenire.
Quale colore assume il suolo dopo un incendio? Lo sanno tutti: una tinta nerastra.
Quale è la conseguenza?
L’effetto pesantemente negativo dell’alta temperatura viene prolungato per un tempo anche cospicuo l’essiccamento del suolo conseguente al passaggio del fuoco; l’assenza di acqua (o per lo meno la sua grave carenza), è dovuta anche all’abrasione del primo strato di terreno ad opera delle fiamme (è facile che esso si frammenti e si fratturi), per cui l’acqua eventualmente presente in profondità non sale semplicemente e lentamente per capillarità bensì in misura cospicua e con rapidità ben maggiore, per poi disperdersi all’esterno sotto forma di vapore acqueo.
E chiaro che i vegetali sopravvissuti dovranno subire un lungo periodo di sete, destinato a condizionare pesantemente l’entità e la rapidità della ripresa vegetativa.
Non bisogna dimenticare che gli incendi tendono a rendere i pendii meno stabili con la conseguenza di smottamenti e frane nelle stagioni di intensa pioggia, non solo danni alla natura ed all’ambiente ma anche alla vita delle persone cosa che spesso si tende a non prendere in considerazione.
Ma veniamo ora a parlare di ciò che spesso si nasconde dietro gli incendi .
La volontà di mettere lo Stato in una situazione difficile da gestire, l’esigenza di creare aree destinate magari a discariche dove tutto potrebbe essere raccolto senza nessuna possibilità di intervento ne controllo, affari d’oro per chi spesso muove la regia occulta di questi accadimenti.
La distinzione tra piromani e incendiari a questo punto diventa d’obbligo
Il piromane è spinto a incendiare da motivi psicologici. Quando invece si appicca un incendio per motivi economici o ricattatori si parla di incendiari, che è una categoria criminale e non psicologica.
Il piromane è spesso un uomo sui 30/40 anni con bassa scolarizzazione, che vive da solo ed ha un basso livello intellettivo e scolastico con tendenza all’alcolismo, all’abuso di psicofarmaci o sostanze stupefacenti. Spesso ha condotte anti sociali e una forte rabbia interiore che lo spinge a sfogare questo stato emotivo attraverso il fuoco .
Come luogo comune spesso si tende a dire : “sono così arrabbiato che darei fuoco a tutto”. Ecco, loro lo fanno realmente , perché la visione del fuoco diventa fonte di gratificazione psicologica che non trova un equivalente nella quotidianità. . La visione del fuoco che distrugge per loro è fonte di soddisfazione .Per riprovare questa soddisfazione sono costretti a riappiccare il fuoco e questo li porta alla serialità. L’incendiario invece una volta ottenuto il vantaggio promessogli finisce di bruciare.
Per appiccare il fuoco non occorre avere grandi capacità, spesso è sufficiente possedere un accendino per ottenere un risultato eclatante. L’incendiario usa strumenti più complicati. Mette inneschi a tempo per far scoppiare l’incendio quando si trova altrove per garantirsi un alibi, mentre il piromane vuole essere presente quando il fuoco brucia. Quindi già i meccanismi d’innesco riescono a fare chiarezza ed a dirci se siamo in presenza di un piromane o di un incendiario.
Forte il sospetto che il nostro paese bruci allo scopo di bloccare le concessioni edilizie che le organizzazioni criminali usano per ricattare le amministrazioni pubbliche e gli imprenditori, episodi dolosi, che rappresentano la stragrande maggioranza delle cause degli incendi. Gli incendi sono un vero e proprio crimine contro la natura e contro ognuno di noi .
Bruciare diventa il modo per effettuare una sorta di bonifica criminale , una soluzione per mettere in seria difficoltà , chi deve gestire ed organizzare gli interventi con le forze spesso insufficienti che si hanno a disposizione, operazioni di puro calcolo economico che poco hanno a che fare con l’autocombustione dovuta alle alte temperature e con i piromani (affetti da patologia) ma che paiono essere sempre più accostabili a speculazioni mascherate sortite ai danni dei semplici cittadini.
Riciclaggio, scopi elettorali, economia criminale tutto pur di distruggere quel poco di buono che con difficoltà si tenta di conservare e proteggere.
L’ambiente va difeso e tutelato e non si può continuare ad ignorare il ruolo importante che ricopre nelle nostre esistenze, così come non si possono ignorare le responsabilità delle persone che appiccano i roghi con fini che devono assolutamente essere chiariti ed ai quali deve spettare l’adeguata condanna per i gesti sconsiderati commessi.
Intanto che le fiamme vengono domate, si apprende che : il pensionato arrestato per aver piazzato degli ordigni artigianali nella pineta di Castel Fusano, a Roma non è soltanto un presunto piromane, ma sarebbe anche il “maniaco delle prostitute”. Romano Mancini, aveva precedenti penali: nel novembre del 1999, aveva sparato in faccia a un trans con un fucile a canne mozze. Nel luglio del 2007, aveva sgozzato una prostituta nigeriana.
Risulterebbe che sia l’omicidio che l’aggressione con il fucile, erano stati compiuti all’interno della pineta del Castel Fusano. Per l’uccisione della prostituta nigeriana, era stato condannato per otto anni al regime di sorvegliato speciale. Il “maniaco delle prostitute”, non ha mai smesso di puntare le lucciole: infatti, quando è stato arrestato dalle forze dell’ordine nella pineta di Castel Fusano nella giornata di ieri , stava tentando di dare fuoco al rifugio di una prostituta tramite ordigni artigianali fatti con zampironi e fiammiferi.
Non è ancora stato chiarito se vi possano essere collegamenti tra Romano Mancini e un altro presunto piromane arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri, Fabrizio Grimaldi. Il giovane, ventiduenne, incensurato e originario del Nord Italia, aveva piazzato tre ordigni nel polmone verde della Capitale con l’obiettivo di distruggere il bosco. Dopo essere riuscito ad innescare il primo, è stato fermato dai carabinieri della forestale di Ostia. Gli inquirenti hanno sequestrato i telefoni dei due per controllare tabulati, messaggi e verificare la presenza di possibili complici.
Estati torride e torridi gesti che non vanno emulati, ma condannati .
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