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La trattativa fra Stato e Mafia e l'altare sacrificale sul quale viene offerta la popolazione inerme
Si fa risalire la trattativa al periodo più infuocato nella storia d’Italia in cui troppo spesso sono state fatte brillare cariche enormi di dinamite che hanno fatto a pezzi non solo i corpi di chi la Mafia stava tentando di sconfiggere ma anche quel criterio costituzionale per cui lo Stato dovrebbe essere garante della sicurezza ma anche dello stato di dignità dei cittadini che rappresenta.
Si privano gli esseri della capacità di senso critico, attraverso le varie strategie di propaganda che vanno dalla manipolazione dell’Informazione (la politica la usa da decenni e decenni) o dalla sottomissione a una “regola” che viene venduta per “volere di Dio”. In ambo i casi, per verificare la veridicità di quanto ho appena affermato, basta riflettere su quanto poco spesso chi impone le “regole” o le “leggi” nel mondo clericale come in quello politico, sia aderente alle stesse.
Marx concluse che la borghesia, essendosi appropriata del “plusvalore” dal momento che poteva – col potere del denaro – essere detentrice quasi unica della possibilità di produrre e di conseguenza creare valore e quindi economia, facesse tutto rubando tale possibilità, letteralmente, al proletariato – da “prole”, unica fonte di valore - che diveniva quindi solo e unicamente risorsa umana da sfruttare.
Non potremo mai parlare di sviluppo umano e di conseguenza economico, finché non scardineremo noi a forza l’imposizione del dover perdere le nostre vite dietro criteri di mercato che stanno addirittura danneggiando il mercato mondiale che, stressato dalle sue stesse strategie, sta affogando alla penosa ricerca di un nuovo modo per uccidere l’umanità. Un mostro.