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Gli italiani e la sindrome di Stoccolma

Gli italiani e la sindrome di Stoccolma
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 30/03/2015

Amare il proprio aguzzino. E’ possibile? Si. Si chiama sindrome di Stoccolma e colpisce persone che pur subendo ripetutamente atti violenti e pressioni psicologiche di ogni sorta, giungono a provare sentimenti assolutamente positivi nei confronti di chi li maltratta.

Cosa c’entrano gli italiani? In qualche modo è la patologia psichica attualmente più diffusa, colpisce milioni di persone – del tutto ignare della propria condizione patologica – ma nessuno si azzarderebbe a diffondere dati statistici su una questione così delicata e spinosa. 

Milioni d’italiani ogni giorno, si comportano esattamente come chi soffre della Sindrome di Stoccolma. Subiscono quotidianamente angherie di ogni genere dai personaggi chiave della politica e dell’economia, che decidono le sorti della popolazione, ma malgrado questo, non riescono a percepire queste persone come responsabili della propria esasperante condizione di vita.

Il fatto che milioni d’italiani quotidianamente si ribellino verbalmente contro i governi, i banchieri, le lobby, non deve trarre in inganno. Non sono le parole ad abbattere il nemico. Se queste persone, che sono solitamente le prime a scagliarsi contro tutto e tutti magari attraverso i social network, enormi contenitori di rabbia umana, utilizzassero una piccola percentuale dell’energia che impiegano per imprecare sterilmente per controbattere concretamente contro un sistema vessatorio, si potrebbe davvero sperare in un ribaltamento  della condizione di vita di tutta la popolazione.

Invece, questa gente non fa altro che chiedere monotonamente ai propri persecutori, di smettere di picchiarli dalla mattina alla sera, e di tornare ad amarli così come loro li amano.

Quella che viene interpretata come rabbia dirompente contro la classe dirigente che palesemente non è interessata a migliorare la vita dell’italiano medio, è in realtà una lamentela simile a chi ama ricevendo in cambio calci in bocca. Invece di scappare, si arriva a pietire uno poco di attenzione, un calcio in meno, una vessazione più leggera. 

Chi non ama il proprio persecutore, non lo uccide a parole. Lo abbatte coi fatti. 

Continuare a chiedere a un Renzi, a un Berlusconi, a un Letta a un Monti o chi vi pare, di cambiare registro e modificare le regole contro i cittadini è pari a chiedere a un nazista di amare gli ebrei o a un razzista di considerare fratello una persona di etnia diversa. 

Per rendere più verosimile tutto ciò che accade da anni contro la popolazione, continuano a sfruttare il criterio della crisi economica che, paradossalmente, nessun individuo facente parte determinati ambienti istituzionali ha mai subito. 

Hanno inoculato nella mente di milioni di persone che a monte dei disagi, delle richieste fiscali sempre più pesanti e della distruzione di ogni tipo di sostegno delle classi deboli, vi sia questa fantomatica crisi economica che tocca però sempre e solo le stesse categorie di persone. 

Malgrado tutto ciò sia chiaro come il cielo di un mattino assolato, milioni di italiani sperano che le stesse persone cambino, migliorino, si rendano conto, si impietosiscano, si trasmutino insomma.

O, nella migliore delle ipotesi, sperano che giunga dal pianeta dei campanelli, l’eroe senza macchia e senza paura, a trarre fuori dai guai l’intera popolazione, ribaltando un sistema, schierandosi coi più deboli. Ammesso che esista una persona del genere, diverrebbe parte del sistema nell’esatto istante in cui entrasse a far parte della scena politica nazionale, divenendo un nuovo usurpatore di serenità e di vita quotidiana perché si sa, gli eroi nella nostra epoca, non piacciono a nessuno. Tantomeno alle vittime patologiche dipendenti solo da tutto ciò che fa male.  

La dipendenza dal proprio aguzzino è una forma patologica e come tale rende malato un intero sistema che si basa proprio sulla difficoltà che l’individuo trova a rapportarsi con la realtà. Un circolo vizioso che crea sempre maggiore dipendenza e che di contro, rende sempre più potente chi sa di avere a che fare con un’orda di persone desiderose di maggiori attenzioni. 

Per assurdo che possa sembrare, se d’incanto l’aguzzino divenisse protettore, perderebbe quel fascino satanico che gli tiene legate milioni di persone ogni giorno. Il bene non sembra essere un elemento apprezzato in questa società “evoluta” al punto tale da essere riuscita a regredire grazie all’utilizzo sapiente delle parole. Per i fatti c’è tempo. Dicono…

 




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I commenti:

Commento 1)
Finalmente una descrizione del quadro italiano in cui mi riconosco... Lo dico da anni, ma sembrava che fossi solo io a notare quanto è assolutamente evidente. Gli italiani sono un popolo ancora fondamentalmente "infantile": o si aspetta di essere accudito dal "papà Stato" che risolverà con la sua benevolenza presunta tutti i problemi senza sforzo da parte sua... oppure si comporta come un adolescente ribelle, velleitario e inconcludente che, sfogata la rabbia a parole, non sa da dove cominciare a rimboccarsi le maniche. Mai come un cittadino. Noi italiani siamo ancora, purtroppo, dei sudditi.
Commento di: Gabriella Ip:82.58.92.235 Voto: 10 Data 03/04/2015 14:03:41

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