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Fino a qualche anno fa eravamo abituati ad acquistare prodotti specifici in contenitori specifici. Il detersivo, nel flacone del detersivo. Il profumo costoso, nella sua altrettanto costosa bottiglietta di vetro. Le scarpe, nella loro vecchia e classica scatola di cartone, che finiva sempre per essere usata poi come custodia per fumetti o giochi ormai inutilizzati, e adagiata in qualche soffitta o cantina. Mancanza di idee da parte di creativi molto razionali che attribuivano ad ogni confezione un suo giusto prodotto? O forse solamente cultura della cosa giusta nel posto giusto? Non so. Ma sono sicuro che quell'epoca di cotanta piattezza creativa è finita! E allora avanti con jeans avvolti in tele dagli ideogrammi giapponesi o giubbotti accartocciati in scatole che sembrano uscire dai bauli della nonna. Forza con acque minerali vendute in flaconi degni del più fantascientifico film in circolazione, dove non capisci se quella che bevi è H2O oppure diamanti allo stato liquido (tanto sono care). Perché la realtà è questa: ormai non basta più comprare il prodotto. Si acquista anche (e a volte soprattutto) il packaging. Colpa forse del consumatore, che non si accontenta più di avere solo il contenuto ma esige anche il contenitore per utilizzarlo come soprammobile. O forse sono i brand stessi che nella giungla del mercato odierno devono emergere e "staccarsi" dalla concorrenza in qualsiasi modo. Beati i primi allora. Quelli che si sono inventati la moda della confezione "strana", inusuale. E sì. Perché ormai, essendo appunto una moda, tutti cercano di seguire questa tendenza. Ma come ci insegna il tempo e le epoche, le mode sono cicliche. E allora, un giorno, forse, rivedremo la vecchia scatola di scarpe e ci adageremo dentro di nuovo i nostri vecchi fumetti. |
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Commento
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| Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 15/12/2025 00:29:57 |
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