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Itinerari. Fabriano attraverso gli occhi di Gabriele Mazzarra'

Itinerari. Fabriano attraverso gli occhi di Gabriele Mazzarra'
Autore: susanna.schivardi
Data: 13/05/2014

Sembra un destino comune a tutti i luoghi belli d’Italia, quello di essere ignorati da coloro che vi abitano, mentre a metterne in luce il valore sono sempre più spesso coloro che, arrivando dalle capitali, si rifugiano nei piccoli centri storici della nostra penisola, in cerca di arte, cultura e pace. Così è stato per Gabriele Mazzara, architetto e artista, ora residente nel comune di Fabriano. Di origine fabrianese ma trapiantato a Roma per molti anni, nella capitale si è creato una famiglia e una proficua professione che lo ha portato a lavorare in Inghilterra, Giappone e poi in Arabia Saudita per dieci anni. Pacato ed elegante come la sua arte, Gabriele Mazzara ci ha accompagnato attraverso i vicoli del piccolo centro marchigiano. Negli anni ’60 gli scempi dell’edilizia hanno creato mostruosità, ma anche begli esempi di sapienza architettonica come nel caso dell’Albergo della Ceramica, in Via della Ceramica. All’interno di una struttura rimasta intatta nella sua bellezza quattrocentesca, si sviluppa un ambiente kitsch elegante, con punte di colore e giochi di luci, pareti a encausto e porte a sfoglia d’oro e argento, suite curatissime e tutte a tema. Sulle pareti tele di Sirio Bellucci, tra cui uno dei suoi famosi pagliai. Attraverso un porticato di sapore bolognese arriviamo nella piazza del Palazzo del Podestà, l’edificio più importante della città che sorge proprio sul punto di incontro di quelli che erano i due colli originari della cittadina. Castelvecchio e Castelnuovo, retti da due feudatari del tempo e che terminarono le loro sfide a suon di spada, grazie all’intermediazione del fabbro che gli ferrava i cavalli, così almeno secondo la leggenda. Da allora si è sviluppato il tessuto urbano fino ad Alessandro VI che chiamò il Rossellino, il quale progettò la famosa arcata di cui possiamo ammirare ancora il disegno originario. Di fronte al Podestà sorge la Fontana dello Sturinalto, chiamata così perché in passato aveva un getto altissimo. Sotto la fontana esiste un’altra città segreta fatta di cunicoli un tempo utili per fughe e nascondimenti, raggiungibile oggi attraverso i tombini e luogo di studi di molti speleologi. Lungo le mura le antiche botteghe non hanno perso lo smalto originale, con le pesanti porte in legno, fanno pensare a quanto la vita nella cittadina fosse fervida già dal Tardo Medioevo. La Cattedrale di Fabriano, San Venanzio, contiene alcune opere di Orazio Gentileschi, padre di Artemisia Gentileschi, donna famosa per essere diventata pittrice, anche più brava del padre. Si racconta che tra i due ci fosse una sorta di amore e concorrenza sul piano artistico, durata fino alla morte di Orazio, avvenuta in Inghilterra. All’interno della Cattedrale esiste una porticina che conduce in un antro piccolissimo e affrescato con disegni di Allegretto Nuzi, una vera chicca sconosciuta ai più. E’ nella Pinacoteca Civica, di fronte alla Cattedrale, che troviamo le opere di Nuzi e del grande Gentile da Fabriano. Qui dove sorgeva un Convento di suore, esiste una delle più belle raccolte di affreschi del ‘400, che faranno parte della mostra, organizzata anche da Vittorio Sgarbi, da Giotto a Gentile da Fabriano, a partire da fine Luglio a Ottobre. Il Mazzara ci ha mostrato i luoghi della famiglia Chiavelli, terribile stirpe violenta, odiata dalla popolazione e finita al massacro dai sicari, all’interno della Cattedrale. Proseguendo nella nostra camminata, Gabriele ci ha condotto alla Chiesa dei Ss. Romualdo e Biagio, e con fare enciclopedico, ha aperto un altro link raccontando la leggendaria vita di Ottone III. Personaggio della famiglia di Sassonia, discusso e ammirato, Ottone III ha dato vita ad un immaginario frizzante. L’ipotesi più attendibile è che giunto fin qui da Aquisgrana, per venerare San Romualdo a cui era devoto, trovasse la morte in circostanze misteriose. Non potendo il suo esercito riportare la salma in patria, fu deciso di bollirne il corpo, lasciando le ossa in loco e salutandolo con degne esequie. Da qui il nome di un paese a pochi chilometri di distanza, Salmaregia, o Somaregia, ossia salma o corpo del Re. A Salmaregia si possono ancora ammirare gli antichi resti delle costruzioni e soprattutto i provvedimenti dopo il terremoto, che stanno a testimoniare la drammatica condizione dei paesini italiani, che non trovano fondi per essere ricostruiti. Sulla via del ritorno la nostra guida ci ha mostrato, attraverso l’ingresso laterale, l’interno del Teatro Gentile, un gioiello inestimabile e polo culturale attivissimo, con una stagione ricca di eventi. L’interno ottocentesco mostra ancora gli ori delle balconate e il rosso porpora del velluto. Usciti dal Teatro abbiamo scovato segreti ad ogni angolo, come la farmacia ottocentesca dalle eleganti strutture in legno intarsiato, il Museo dei Mestieri in bicicletta o lo studio di un restauratore di pianoforti d’epoca, e ancora i concerti di musica classica e le bellissime mostre d’arte che tra poco andremo a raccontarvi.




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