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Onesti e disonesti, stretti in un abbraccio mortale

Onesti e disonesti, stretti in un abbraccio mortale
Autore: Editoriale di Padre Maurizio Patriciello
Data: 18/03/2017

Un cittadino “normale”, un lavoratore onesto, un padre di famiglia, per quante persone disoneste deve lavorare e guadagnare? A quante di queste persone deve dare da mangiare? È incredibilmente lunga la lista di politici, imprenditori, docenti universitari, personale pubblico, collusi con il mondo del malaffare. Li troviamo dappertutto questi signori eleganti che hanno imparato a fare affari con la camorra, la mafia, la ‘ndrangheta. La camorra si fa avanti, si assume la responsabilità, fa il volto arcigno, terrorizza il territorio per fare da paravento ai complici con la cravatta che siedono in posti importanti.

Dietro la camorra si sono nascosti e continuano a nascondersi tanti politici disonesti, intrallazzieri, professionisti. È un intreccio diabolico nel quale il cittadino normale finisce con l’ essere strozzato. Nel difficile momento che si ritrova a vivere il “cittadino normale” finisce col pagare sempre e solo lui per tutti. Me ne accorgo ogni giorno per quanto riguarda lo spaccio della droga. Tutti sanno chi sono i capi e a quanto ammonta il giro di affari ma ancora non si riesce – o non si vuole? – mettere la scure alla radice. Lo vedo con chi è senza lavoro, senza un soldo, senza prospettive. Se si dà da fare per non cedere alla depressione e alla disonestà finisce facilmente nella rete dell’ illegalità.

Perché qualsiasi cosa si inventa per arrangiarsi è illegale. Un uomo anziano vendeva qualche cassetta di verdura sul marciapiede. Lo hanno multato e gli hanno sequestrato la merce. L’ ho visto ieri al solito posto, senza la verdura e con la faccia depressa, Poi ci sono questi nostri fratelli che hanno la fortuna, la grazia di lavorare, di guadagnare, di occupare posti importanti nel mondo civile e politico; uomini scelti per servire la cosa pubblica e che invece della cosa pubblica fanno scempio, arraffando a piene mani e senza vergogna. E la gente comune smarrisce la strada, perde la speranza, diventa fatalista.

E l’illegalità, da peccaminoso e vergognoso vizio, agli occhi di qualcuno finisce con l’apparire una sorta di virtù dei furbi. Naturalmente in questo contesto la persona onesta sarebbe da compatire. Quando il male finisce col confondersi col bene, col diventare normale, non sempre è facile per la gente comune scegliere da quale parte stare. Sono passati 23 anni da quando il 19 marzo 1994 a Casal di Principe, nel Casertano, veniva ucciso don Peppino Diana. Una morte decretata dal clan della zona perché dava fastidio. Si impicciava di fatti che non avrebbero dovuto riguardarlo. Un prete che non si limitava a celebrare la messa e i funerali, che non se ne stava solo con la corona in mano. Un prete che sapeva bene quanto fosse micidiale, asfissiante l’ intreccio maledetto tra la camorra e il mondo politico e imprenditoriale. In questi anni se n’ è fatta di strada. Sono accadute tante cose belle.

La gente, da sempre accusata di essere omertosa, ha alzato la testa, ha cominciato a parlare, a scendere in strada, a pretendere i propri diritti. La maggior parte dei capi storici della camorra è oggi assicurata alla giustizia. Che cosa manca ancora per un vero riscatto della nostra terra? Mancano loro, i politici, i professionisti della cosa pubblica, gli imprenditori vigliacchi che con la camorra hanno convissuto ieri e oggi non ne sanno fare a meno.

È triste leggere che nell’ ultima retata, tra le 70 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Dda di Napoli figurano anche un consigliere regionale, Pasquale Sommese, e alcuni sindaci tra cui il sindaco di Aversa Enrico De Cristofaro. Il reato? Sempre lo stesso. Approfittando del posto che occupavano avrebbero facilitato imprenditori vicino al potentissimo clan Zagaria nell’ affidamento di appalti pubblici. Il solito abbraccio velenoso tra politica e camorra, capace di strozzare chiunque. In questi giorni in cui nelle scuole si fanno incontri con gli studenti, marce, spettacoli e progetti per la legalità, sarebbe bene trovare il coraggio per guardarli negli occhi questi nostri ragazzi, chiedendo loro perdono e iniziando a parlare di “normalità”.

Perché, per quanto sembri strano, questo ci manca, la normalità. La camorra sarà sconfitta a una sola condizione. Quando il mondo della politica e dell’ imprenditoria smetterà di trattarla come la mamma buona cui succhiare il latte per tenersi in vita e si convincerà che è il male assoluto. Male da evitare come la peste ed estirpare a tutti i costi.




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