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Italiani in un mare di merda

Italiani in un mare di merda
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 04/08/2019

 

Sembra rientrato l’allarme causato dalla presenza di livelli molto al di sopra della norma di Escherichia Coli ed enterococchi intestinali nelle acque del litorale riminese. Il divieto di balneazione è stato ritirato. I bagnanti possono tornare tranquillamente a immergersi nelle acque marine.

Personalmente, però, trovo all’armante un altro dato: i livelli accettabili della presenza di questo batterio in mare. L’Escherichia Coli, così come gli enterococchi intestinali, albergano comunemente nell’intestino umano,  e sono rilasciati nell’ambiente defecando. Esistono "livelli accettabili" quindi. Un po' come la storia dei "livelli accettabili di Arsenico nell'acqua potabile". Dobbiamo fidarci al buio, come un credo religioso.

Escherichia Coli e enterococchi intestinali, se ingeriti, possono provocare conseguenze anche gravi alla salute delle persone più fragili, come anziani e bambini.

Sia chiaro: non solo nel litorale riminese si presenta questa situazione. I nostri mari sono contaminati e non da oggi, e le ragioni sono sempre le stesse: gli sversamenti illegali nelle acque dei fiumi e i depuratori che, ancora oggi, in molti casi non sono conformi alle normative in vigore.

Dalle acque apparentemente cristalline della Sardegna alle coste calabre, passando per il litorale ligure, gli italiani, ogni estate, si immergono in un mare di merda. A poco servono i divieti di balneazione. Si resta basiti di fronte al comportamento dei residenti di città marine, che – senza rendersi conto della situazione reale – continuano, come niente fosse, a entrare in acque che al solo pensiero viene la pelle d’oca.

Berreste un bicchiere d’acqua che contiene escrementi? Non credo. E allora perché molta gente continua a fare il bagno, da anni, in un mare di merda? La convinzione di fondo, in generale, è che se l’acqua è trasparente allora significa che è pulita. Ma non è così. I batteri non sono certo visibili a occhio nudo.

A parte questo, il cuore della questione è un altro. Da molti anni organizzazioni del calibro di Legambiente, denunciano questi fatti e questa situazione. Gli sversamenti illegali continuano, sotto gli occhi di cittadini e istituzioni. Le norme sono costantemente raggirate, alla luce del sole, ma nessuno fa davvero qualcosa di concreto. Il motivo è semplice: per non rovinare la stagione estiva e i guadagni di stabilimeti balneari ed esercizi commerciali, si preferisce chiudere entrambi gli occhi. In tal modo tutti contenti: le istituzioni non devono sbattersi più di tanto per sanare la situazione, le industrie e le imprese sono lasciate libere di sversare in acqua i liquami prodotto della produzione, i titolari di attività legate al turismo estivo possono continuare a guadagnare, e i villeggianti possono tranquillamente immergersi nella merda, sognando di stare alle Antille.

Eppure, i danni sulla salute umana non sembrano interessare la gente. Che vuoi che sia un bell’attacco di diarrea o una colica? Passano in fretta e non si crea l’allarme sanitario. Se a questo aggiungiamo la mancata, quanto necessaria, richiesta collettiva da parte della popolazione di sanare la situazione, ecco che si crea un sistema di alleanza che permette l'illegalità.

Da un lato chi sversa porcherie di ogni genere nelle nostre acque, dall’altro cittadini ignoranti che permettono che tutto questo continui ad accadere.

Certo, l’ignoranza non è una colpa. Me lo diviene nel momento in cui sei messo a conoscenza di un fatto e non fai nulla per approfondire, per comprendere meglio, per cautelarti.

Così come accade con l’acqua che fuoriesce dai nostri rubinetti, o che beviamo acquistando acqua minerale imbottigliata, che da anni è contaminata da Arsenico e altre meravigliose sostanze tossiche, e che solo grazie alle tante deroghe che i governi italiani chiedono, e ottengono, alla Commissione Europea, continuiamo a bere o usare per cucinare, ecco che anche quando si tratta di balneazione si compie un misfatto di grossa portata, col beneplacito di tutti, cittadini in primis.

D’altronde, molte delle storture che continuano ad accadere nel nostro paese sono rese possibili proprio a causa dell’incapacità della popolazione a ribellarsi a dovere su ciò che viene imposto dalle industrie. Il caso Ilva è, a mio parere, l’esempio eccellente. Non si contano i morti provocati dalle malattie sviluppate dall’inquinamento prodotto dalla grande industria. Ma la gente ha continuato a vivere, e a lavorare, in una delle aree meno indicate per la salvaguardia della salute e della vita.

Sul caso in questione in molti, ancora oggi, mi rispondono: “Ma cosa si può fare? Non possiamo smettere di lavorare”. A quale prezzo?  Ho sempre replicato. Se è il cittadino il primo a sostenere ciò che si abbatte contro la popolazione, non si può poi pretendere di ottenere un sistema diverso da quello che viviamo e conosciamo.

Essere complici dell’illegalità è l’elemento su cui sarebbe necessario riflettere e agire. Ma non accadrà mai, e si continuerà a sostenere un sistema corrotto, che miete vittime di ogni genere, e che si alimenta quotidianamente grazie all'ignoranza e al lassismo tipico di una popolazione come quella italiana.

Escherichia Coli: documento del Ministero della Salute

Enterococchi: documento del Ministero della Salute

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Data:10/08/2013
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