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Oggi sarà un giorno diverso. Oggi cambio prospettiva ,nessun proclama, lascio la casa per un giorno, con autorizzazione ufficiale: convocata a visita medica. Niente scrivania o mura protettive, oggi si va in auto, 300 km filati di autostrada. anzichè da un monitor guardo il mondo dal lato passeggero.
Ho messo sul tavolo gli abiti dei bambini, per loro è un evento, una gita di famiglia, in un angolo la busta dei documenti, la mia storia ufficiale. Casa e le colline di ulivi sono alle spalle, così il mare blu; ripenso a quando controvoglia dovevo lasciare la mia amata Liguria. Non serve un cartello stradale a dirmi che siamo in Piemonte, l'aria è diversa, spessa, calda, piena di pollini, non basta il profumo di erba tagliata a renderla migliore. mi addormento, la testa gira, non voglio pensare. Mi risveglio mentre isoradio informa, siamo nel vercellese. Risaie e cascine, cavalli, iniziano le domande, la geografia diventa reale, facile, le figure vivide.
La segnaletica implacabile ricorda la meta, poi nuova striscia azzurra ma slavata: il lago maggiore. Capolinea. Ci accoglie l'ennesimo centro commerciale, cantieri e rotatorie. Adesso sono sola: primo piano, di dieci uffici perfettamente in ordine solo due impiegati. Appuntamento alle 12, ho 35 minuti per misurare il corridoio vuoto, per calmare il nervoso, abituarmi all'aria afosa. Arrivano alla spicciolata, con flemma come fossero visitatori ma celeri e insieme alla macchinetta del caffè in fondo al corridoio, li vedo e li sento parlare. Quando entro nella stanza mi sento come all'esame di maturità, piccola, inadeguata, mi chiederanno cose che non so. Alzo lo sguardo, leone in gabbia e vedo occhi lessi, annoiati. Sulla scrivania il mio faldone: hanno tutto, sanno tutto. Apre la bocca il primo e la frase di esordio mi folgora. No. forse ha letto ma non ha capito. Adducono altra motivazione, devono constatare a voce alta la loro certezza, io sono spettatrice ignorante. Aspetto di rispondere e, con calma tengo la mia lezione perché alla fine spiego a quel medico cosa sta sbagliando, con termini semplici, senza ricordare estremi di legge l'esigenza di una seria normativa, della falla statistica e di come non stia rispettando un paziente. Il sorriso ebete persiste, se sta in ufficio spero non operi. Esco. Non sono furente ed offesa come dovrei, nemmeno soddisfatta. Esco consapevole di me stessa e vado a ritirare un premio più importante: rendo di carne tre persone, posso toccare chi con lo scritto, le risate in emoticon e l'ascolto mi ha fatto compagnia per il piacere dell'amicizia sincera, ha gioito e portato così verso un futuro migliore ora più vicino. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 04/12/2024 06:45:53 |
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