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Piove. A volte non e' colpa del governo

Piove. A volte non e' colpa del governo
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 27/12/2013

Sapete perché si dice “Piove, governo ladro”?  Ci sono due linee di pensiero. La prima, fa risalire quest’affermazione a una vignetta su “Pasquino”, il giornale umoristico fondato nel 1856 da Giovanni Augusto Cesana e Giovanni Piacentini, che fino al 1921 fu la voce sopra le righe di un’Italia in odore di “unità d’Italia”.

Sembra che nell’anno 1861 i mazziniani avessero organizzato una manifestazione – o meglio una “dimostrazione” come si diceva all’epoca – ma a causa della pioggia battente, la dimostrazione non ebbe luogo. Sul “Pasquino” il giorno dopo, comparve una vignetta satirica disegnata da Casimiro Teja – mente satirica del giornale - che raffigurava tre mazziniani al riparo dalla pioggia con sotto la scritta “Governo ladro, piove”!

L’altra linea di pensiero fa risalire la frase circa tre secoli prima, ai tempi del Granduca di Toscana, che aveva imposto una gabella sul commercio del sale. La storia riporta che la pesa del sale avveniva – per norma stabilita – nei giorni di pioggia, così da far pesare il sale maggiormente e imporre gabelle più salate.

Che novità. Nulla cambia, nulla si distrugge, tutto si reitera. C’è sempre stato un “padrone” in ogni comunità umana, via via chiamato in modo diverso, un gruppo di persone che dominano sul popolo e che traggono profitto dallo sfruttamento dello stesso popolo. A cosa serve altrimenti, il “potere”? Il potere è quel criterio per cui c’è chi domina e chi viene dominato. Semplice. Altrimenti si chiamerebbe in altro modo. Non so: zucchine lesse per cena. Le parole hanno un senso. Spero ancora…

Bisogna però chiarire una volta per tutte un criterio: il potere si esercita a vari livelli e strati. Tutte le cose esistenti su questa terra viaggiano su vari strati. Se è vero che esistono potenti governanti che dominano il popolo, a sua volta il popolo sfrutta qualcun altro o impone un potere. Su chi? Se stesso. In qualche maniera. Quando chiunque si arroga diritti su altri, sfruttando in ogni modo a proprio vantaggio qualsiasi cosa danneggiando altri, sta imponendo il proprio potere. Maggiormente efficace spesso, rispetto al potere detenuto dei personaggi pubblici, che sono li, palesemente a capo della popolazione e ancor più palesemente – e non certo da oggi – a imporre che il popolo sia sfruttato alla bisogna per consentire ai pochi potenti di alimentarsi attraverso l’esistenza dei tanti.

Quando il cittadino deroga alle regole comuni e lo fa a proprio vantaggio, e a svantaggio dei propri simili, diviene “potente”. Assoggetta altri alle proprie scelte. Demolisce il criterio di equità. Rende impossibile la realizzazione di un regime democratico. Distrugge, di fatto, qualsiasi opportunità di consolidare un sistema basato sul rispetto della comunità in cui vive.

Pensa, insomma, a se stesso. Esattamente come fanno coloro contro cui vomita miserevoli bestemmie: quei “potenti” che profittano del povero popolo. Se a profittare, indegnamente, è il cittadino del popolo, guai anche solo a dirlo. Ci mancherebbe altro. Se li poni di fronte ai loro metodi da approfittatori seriali poi, sono capaci di mentire pure sulla vita dei propri cari. “E’ il governo, ad esser ladro”! Ci mancherebbe. L’italiano medio ha un problema di considerazione di se stesso: si sente “vittima” e come tale campa. Anche se vittima non è.

Meglio rappresentare il Male utilizzando l’ormai scolorita immagine dei “potenti persecutori” che assumersi responsabilità di qualsiasi genere. Così, le ondate di maltempo che spazzano via interi paesi costruiti sui greti dei fiumi, sulle spiagge, sulle colate di lava dei nostri attivissimi vulcani, non è colpa dei cittadini bensì degli amministratori che hanno loro concesso, a suon di mazzette, di poterlo fare. La colpa dei governanti – eletti da sempre dal popolo -  è quella di esistere. Non certo di esser stati da loro fortemente voluti al governo. Così come la colpa di aver fatto spallucce, per ovvie ragioni di opportunità, di fronte agli scandali politici ed economici di cui la nostra nazione è tristemente nota da sempre, non è colpa di una popolazione che guarda sempre da un’altra parte consentendo lo sfascio totale di un già precario sistema politico: no, la colpa è di qualcun altro.

Temo fortemente che si realizzi la missione organizzata dalla Nasa - “Mission Mars One” - che prevede, intorno al 2023, l’invio su Marte del primo contingente umano che dovrebbe colonizzare il pianeta rosso. Una volta piantate le tende, colonizzato un nuovo mondo, verificata la possibilità di distruggere in una manciata di tempo un altro pianeta, gli umani colonizzatori troveranno sicuramente altre vittime cui dare la colpa dei danni prodotti. Un virus siamo, nessuno che trovi il modo di arginarne gli effetti.


 




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Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
Obbiettivo:50000 firme

 
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