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Carmine Schiavone e l 'amara verita': un popolo che non reagisce mai

Carmine Schiavone e l 'amara verita': un popolo che non reagisce mai
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 30/12/2013

 

Nella puntata andata in onda ieri sera su La7 della trasmissione “Servizio Pubblico” di proprietà di Michele Santoro (si: ho scritto di proprietà perché così è) quella parte d’Italia che si informa attraverso la televisione, ha potuto fruire della visione in esclusiva di un vero capobanda di una delle più sanguinare cosche malavitose della storia della malavita organizzata nazionale: Carmine Schiavone.

Sorvolerò sulla lunga storia pregressa relativa a Carmine Schiavone perché il buon collega Travaglio – e non solo lui a dire il vero – hanno approfondito più volte la storia giudiziaria sia della cosca che di Carmine Schiavone, ora collaboratore di giustizia. Per chi volesse erudirsi, non mancano i mezzi, attraverso internet.

Schiavone, intervistato da un impostato alla bisogna Sandro Ruotolo, che per l’occasione ha tolto dal capo l’enorme cuffia che indossa pure in casa probabilmente e che più che essergli necessaria ad ascoltare le voci dalla regia, probabilmente lo riparano dal freddo durante le tante escursioni che lo portano ad intervistare in strada ora questo ora quel gruppo di persone come da copione, ha reso pubblica una parte di storia italiana ancora per molti versi poco accettata persino da quegli italiani che la conoscono a memoria per averla vissuta da protagonisti, in qualche modo.

Ha raccontato una storia fra le tante. Non La storia. Quella che avrebbe dovuto farci saltare tutti dalla sedia: anche stavolta Santoro non ha bucato la notizia. Niente scoop. Solo robetta di terza mano.

Il “pentito” Carmine Schiavone, con una calma che solo chi sa di poter contare su un enorme potere che lo protegge da qualsiasi sospetto di poter cadere vittima di qualcuno o qualcosa, prima ha reso – durante una intervista che reputo divertente – un dettagliato resoconto di come certi italiani non si comprende se siano scemi, fessi o ci marcino e poi, invitato in studio, ha fatto a fettine una giovane donna della Terra dei fuochi che ha posto domande inutili, tentato vanamente di far sentire un verme un uomo che dai vermi ha fatto divorare parecchi uomini e donne molto più combattivi e potenti della poveretta, vittima dello sciacallaggio mediatico di certe trasmissioni tenute su col collante del populismo di quarto grado e da ascolti realizzati ormai a tutti i costi. Persino – appunto – quello di portare in studio un uomo che, per alcuni versi, ieri sera è stato l’unico a essere onesto.

Non sostengo la malavita organizzata sia chiaro, ma non si può nemmeno sostenere una popolazione che, con la scusa della “paura delle cosche malavitose” accetta di sdraiarsi sull’altare sacrificale per decenni, addirittura vende il proprio voto elettorale attraverso la cosca di turno, ad occhi aperti guarda sversare dentro il proprio terreno di residenza prima immondizie – cittadine dice Schiavone – poi rifiuti di tossicità sconveniente. No: la vita, propria dei propri figli, dei propri nipoti e cari, non può accettare che con la scusa della paura si compia un genocidio di proporzioni non verificabili.

Sostengo lo stesso principio anche per gli abitanti dell’area di Taranto intorno all’Ilva: per decenni, hanno campato in un’area che palesemente era ad alto rischio di beccarsi minimo un cancro. La polvere rossa che ricopre ogni cosa ma che si inala e permea l’organismo, non l’hanno certo scoperta ore: la vedevano, la respiravano, ma andavano avanti così. Per quel concetto assurdo a mio parere, per cui molti italiani ancor oggi e nonostante l’aberrante realtà, continuano a dire: “Ma cosa può fare la povera gente? Perdere il lavoro”?

Io dico che questa è pazzia. Follia allo stato puro.

La propria vita, se la si mette scientemente di fronte a una rivoltella ogni giorno e si preme il grilletto sperando che non esca il proiettile, aberrante roulette russa autoimposta per ignoranza e carenza di capacità critica, non può poi che servirti il conto. Salatissimo, visto che poi muori in ogni caso.

Tornando alla Terra dei fuochi: chi oggi mi dice che la gente ha dovuto abbozzare per paura delle cosche malavitose, non si rende pallidamente conto di ciò che dichiara. Di fronte alla palese e quasi certa possibilità di morire, io – pur essendo donna e per tale ragione geneticamente dovrei essere poco avvezza a certi estremi atti – avrei mosso l’inferno. Subito.

Non avrei lasciato sversare prima le immondizie “comuni” impastandole al terreno che avrebbe rilasciato immondizie ai raccolti. Non avrei fatto finta di non vedere quando, alla luce del sole, si determinava non un semplice scandalo nazionale fra i troppi in Italia ma un vero e proprio attacco alla salute, alla dignità, alla libertà di vivere della gente. Paura delle cosche malavitose? Ma quando mai? E i voti di scambio? Quei 100.000 voti assicurati a ogni tornata elettorale? Era la popolazione locale a mettere la croce sulle schede, oltre a metterla su se stessi e sulla propria vita.

Caproni va bene, imbecilli senza palle no. Non si può. Bisogna battersi contro tutto questo. A qualsiasi costo. E non poi dare la colpa al mondo politico, palesemente colluso da tempo immemore con la malavita organizzata, nazionale e internazionale.

Scendere a patti? Anche. Sono certa che, se un solo cittadino avesse avuto le palle di andare a parlare con Schiavone, non dico che avrebbe salvato la situazione – troppi miliardari interessi in gioco – ma avrebbe forse aperto una porta, uno spiraglio. In persone che vengono indicate come “i cattivi” che a volte hanno più anima e molte più palle di certi colletti bianchi che se la fanno sotto solo al pensiero di dover fare almeno un po’, il loro dovere nei confronti dei cittadini della nazione che hanno sconquassato con la loro assoluta mancanza di capacità di pensar ad altro che non sia il proprio personale interesse.

Considerando tutto ciò che di assurdo sta capitando in questo paese e, allargando lo sguardo oltre i nostri confini in tutto il pianeta, non mi sembra assurdo oggi pensare che un giorno – nemmeno troppo lontano – potremmo ritrovarci in Parlamento un Carmine Schiavone o un Totò Riina. Magari scopriremmo in loro, una vena di umanità maggiore rispetto a chi ci ha posto sull’altare sacrificale senza troppi complimenti travestendosi da salvatori della patria.

Considerando come ormai sia chiaro a tutti come lo Stato e le cosche malavitose abbiano stretto accordi da tempo, qualcuno mi dica se preferisce ancora ficcare la testa sotto la sabbia e continuare a farsi prendere per il culo.

 

 




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Data:10/08/2013
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