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Coldiretti: i giovani tornano alla terra

Coldiretti: i giovani tornano alla terra
Autore: Susanna Schivardi - Redazione Economia
Data: 25/11/2014

Ai giovani piace la campagna, in controcorrente rispetto a tanti anni di esodi del secolo scorso, quando le terre coltivate non aprivano le strade promesse da quelle stesse metropoli che oggi invece smentiscono l’ipotesi di un futuro brillante. Secondo la Coldiretti infatti aumentano le imprese agricole “junior” (+4,2%), gli occupati (+10,1%) e gli iscritti agli istituti agrari (+11%), inoltre il 50% dei giovani tra i 18 e i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o lavorare in una multinazionale (19%). In generale, tra tutti gli italiani il 28% scambierebbe il proprio lavoro con quello dell’agricoltore. Il motivo da ricercare è nella qualità di vita superiore oppure in un tipo di lavoro che permetta maggiore libertà.

Al contrario dei nostri bisnonni, i ragazzi che oggi si appassionano all’agricoltura e a tutto il mondo che circonda il prodotto della nostra ricchissima terra, sono ragazzi preparati, laureati con idee innovative e legate molto spesso alla tecnologia e all’informatica. Gli studi del settore negli anni si sono affinati se si considera la formazione degli agricoltori under 30 emerge che una percentuale alta (36,5%) ha una scolarità elevata, segno che il ritorno alla terra è anche caratterizzato da una forte componente di creatività. Basti pensare ad alcuni esempi che qui in Italia fanno parte di un’eccellenza, valore aggiunto al nostro patrimonio economico. Marta Lugano dell’azienda Bisson ha sperimentato l’invecchiamento dello spumante a 60 metri sotto il livello del mare.

Un’idea che le è valso il premio “Esportare il territorio” degli Oscar Green di Coldiretti. Andrea De Magistris ha portato le coltivazioni di bambù nelle Langhe e oggi usa le foglie per produrre tè e cosmetici, i germogli per la ristorazione e le canne per l’artigianato. Oppure Luigi Adinolfi di Cosenza, che ha creato il primo amaro alle olive, riscoprendo un’antica ricetta della nonna. Il trend positivo si manifesta in vari ambiti, a partire dall’arruolamento di giovani menti nel settore agricolo e l’aumento del Pil del 1,1%, in controtendenza con l’industria che regala il  -5,8% e le costruzioni con il -6,5% e i servizi il -1,1%.  

A motivare il boom anche le calde primavere che offrono una notevole varietà di primizie e l’allegro movimento degli agriturismi coadiuvati da un’idea diversa di vacanza e relax, molto legati alla fruizione di prodotti genuini. La fortuna che ha toccato il Nord e il Centro, dove la crescita del lavoro ha spinto all’assunzione di manodopera, non ha purtroppo interessato il Sud, dove la frutta ha sofferto l’instabilità climatica, come spiega il direttore di Confagricoltura Campania Paolo Di Palma,  arrivando improvvisamente alla maturazione. Il fenomeno ha causato un crollo dei prezzi e qualcuno ha preferito non raccogliere, quindi non assumere.

Di fronte a questi fenomeni il trend rimane positivo perché un assunto su quattro è under 40 e le iscrizioni agli istituti tecnici agrari è in continuo aumento, come sottolinea Claudia Merlino di Cia. L’intenso lavoro che ormai dallo scorso anno si sta svolgendo attorno all’Expo 2015 non fa che accrescere la fiducia intorno a questo settore, con esempi come quello di Oscar Farinetti, il cui genio ha creato Eataly, contribuendo all’aumento di appeal di un ambito che nell’immaginario collettivo faceva ormai parte di un mondo perduto e che invece prende sempre più spesso le sembianze di una deriva a cui agganciarsi per risollevare le sorti del nostro paese. 




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