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Se vuoi vivere in Italia devi essere disonesto

Se vuoi vivere in Italia devi essere disonesto
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 26/03/2015

Essere onesti in Italia non paga. La conferma l’abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Se sei un comune cittadino, tiri la carretta, cerchi di assolvere tutti gli obblighi nei confronti dello Stato, ti sobbarchi l’enorme pressione fiscale attualmente in essere nel nostro paese e cerchi di rispettare le regole, il meglio che possa accaderti è di trovarti in mezzo a un mare di guai.

Perdi capacità economica, non riesci più a tirare avanti, il futuro non è più progettabile, non riesci a garantire nulla a te stesso né tantomeno ai tuoi familiari. Nel frattempo però, mentre tutto intorno a te crolla inesorabilmente, ogni giorno scopri che qualche corrotto esce indenne da qualche inchiesta. Scopri che personaggi che dovrebbero marcire in galera ricoprono ruoli istituzionali di altissimo prestigio. Ti accorgi che, più tenti di osservare le regole più queste vengono rese impossibili da osservare.

Un sistema che premia i corrotti e uccide gli onesti non può essere catalogato come un sistema in regime democratico. Quando è il male a vincere su ogni altra cosa, quando è la corruzione ad averla vinta, a perdere è l’onestà. Sempre.

Il criterio di onestà, può andar bene nel microcosmo, all’interno dei rapporti familiari e di amicizia, ma se ci poniamo come elementi facenti parte del sistema nazionale, ecco che irrimediabilmente ci accorgiamo che l’elemento onestà viene catalogato come negativo, da penalizzare. Sei onesto? Paghi più degli altri. Sei corretto? Precipiti nel baratro. Segui le regole? Rischi di andare in galera.

Tutto ciò è determinato proprio dal livello di corruzione insito negli ambienti istituzionali e dirigenziali del paese. Un sistema che si basa sul clientelismo, sulla corruzione, su un tacito patto di ammissibilità di atti contrari alle regole imposte alla popolazione, non può poi accettare che vi siano persone inclini alla correttezza perché questi elementi, di fatto, danneggiano un sistema basato sull’opposto.

Il cittadino onesto nuoce al cattivo politico, danneggia il dirigente corrotto, fa vacillare un sistema basato sullo sprezzo delle regole.

Un sistema corrotto ha vantaggio solo da una popolazione a sua volta corrotta, cui potrà eventualmente concedere qualche piccola deroga alle regole nazionali. L’onesto invece, rappresenta il famoso granello nell’ingranaggio oliatissimo della corruzione e dello sprezzo delle regole, milioni di granelli rischiano di corrompere un intero sistema mandandolo in frantumi.

Il problema però, è che in Italia la piccola corruzione è vissuta come pratica normale e accettabile dall’opinione pubblica. La mazzetta, il favore, il chiudere un occhio, l’affitto a nero, il lavoro senza contratto...Tutto ciò pone gli individui in una posizione di impossibilità a porsi come elemento dominante rispetto al sistema basato sulla corruzione, perché non si è poi così onesti da poter chiedere a gran voce che anche la dirigenza del paese su comporti onestamente.

In tal modo, l’opinione pubblica perde la sua efficacia e non serve più a determinare un cambiamento. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. In quanti si è davvero senza alcun peccato al punto da potersi scagliare nettamente contro i “peccatori”?

Da ciò, potremmo desumere che, il grande caos delle nostre normative – spesso assolutamente inverosimili da osservare a causa della loro complessità interpretativa – è un fatto voluto. Se crei normative difficili da onorare, di fatto crei cittadini colpevoli di qualcosa.

Discorso questo, che trova grande applicazione in special modo per ciò che riguarda il nostro complicatissimo sistema fiscale. Difficile non aver mai commesso un qualche errore, un’omissione. Sono le stesse normative a rendere impossibile l’attuazione dell’onestà e della correttezza.

A conferma di ciò, basta guardare come si comportano altre nazioni, in cui le normative – specialmente in ambito fiscale – sono enormemente semplificate, proprio per non creare vizi e alterazione del criterio di onestà.

Non saremo mai un popolo corretto perché oltretutto nessuno, fra la gente comune, va a verificare la complessità del sistema in cui viviamo cercando di scoprirne gli inghippi. Ignoranza da un lato, lassismo dall’altro, procediamo senza alcun tipo di progetto comune atto a ristabilire un livello accettabile di condivisione delle regole.

In questo modo, non saremo mai più in grado di essere una vera opinione pubblica, che – semplificando – dovrebbe essere la voce del paese contro le azioni ignobili operate da chi il paese dirige. Abbiamo perso. In tutti i sensi. Il sistema è riuscito a rovinare ogni aspirazione alla lealtà verso i nostri simili. Condanniamoci per questo invece di prendercela con il governo di turno, anche perché i prossimi governi saranno peggiori, maggiormente autoritari, paradossalmente più corrotti. Era evitabile? Si: bastava partecipare. Partecipare alla vita del paese senza distrarsi. Ancora una volta, peccato.




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Data:10/08/2013
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