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Ripensare la coesione sociale

Ripensare la coesione sociale
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 22/12/2015

Art. 1.
  L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
  La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e
nei limiti della Costituzione.
Art. 2.
  La   Repubblica riconosce e  garantisce  i  diritti  inviolabili
dell'uomo,  sia  come  singolo  sia  nelle  formazioni sociali ove si
svolge  la  sua personalità,  e  richiede  l'adempimento dei doveri
inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale  
Art. 3.
  Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla  legge,  senza  distinzione  di  sesso,  di razza, di lingua, di
religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
  E' compito  della  Repubblica  rimuovere  gli  ostacoli  di ordine
economico   e   sociale,  che,  limitando  di  fatto  la  libertà  e
l'eguaglianza  dei  cittadini,  impediscono  il  pieno sviluppo della
persona  umana  e  l'effettiva  partecipazione  di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4.
  La  Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e
promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.
  Ogni cittadino  ha  il  dovere  di  svolgere,  secondo  le proprie
possibilità e  la  propria  scelta, un'attività o una funzione che
concorra al progresso materiale o spirituale della società.

 

Avete letto con attenzione? Sono i primi quattro articoli della nostra Costituzione. Quelli fondamentali per la popolazione. Sono diritti umani. Inalienabili.

Una cosa però: in ognuno di questi articoli, spicca un criterio: la necessaria partecipazione dei cittadini alle questioni nazionali che li riguardano, partendo dalla sovranità, passando per la realizzazione del progresso materiale e spirituale della società per finire alla verifica dell’applicazione, da parte dello Stato, delle suddette regole comuni.

Purtroppo però, la popolazione italiana, da decenni appare essere completamente disinteressata alle questioni nazionali. Non mi riferisco ai fatti che accadono, ma all’andamento nazionale. Perché vedete, un conto è lanciare epiteti contro questo e quello, ogni qualvolta salti fuori un nuovo scandalo, una nuova ruberia, un nuovo sopruso. Un conto è far parte attivamente, e in maniera coesa, alla vita della comunità in cui si vive.

L’andamento, ormai stabile, conferma invece la tendenza a scagliarsi contro – qualsiasi persona o fatto – senza mai fare introspezione e assumersi almeno una piccola parte delle cose che accadono nel nostro paese. Molti italiani, sono convinti che lo Stato debba fornire ai cittadini assistenza economica senza se e senza ma. Eppure, quando negli ultimi anni si è verificato il processo di distruzione del criterio di Welfare, in pochi si sono davvero battuti affinché non accadesse. Stessa cosa, per ciò che riguarda il diritto – inalienabile – al lavoro. Di certo, non era manifestando un paio di ore per le strade, che si sarebbero risolte certe questioni urgenti e spinose.

La partecipazione, la stessa che cantava Gaber, è libertà. E viceversa.

Questa popolazione invece, sembra abbarbicata alla schiavitù perenne. Guai a tentare la liberazione: un esercito di 45 milioni di persone, sono pronte a battagliare pur di restare nella condizione attuale. Non lo ammettono, ma lo confermano. Coi fatti. Nonostante tutto, nonostante la situazione sociale sia ormai in caduta libera, almeno per ciò che riguarda diritti civili e sostegno sociale, l’italiano medio resta a guardare.

Lo fa semplicemente perché nel suo cantuccio, sa di stare al caldo. Fra le sue quattro mura, sa di poter contare su ciò che – mentendo – dice di non possedere. Una sicurezza economica, un domani garantito, una condizione patrimoniale che non lo rende attratto dalla rivoluzione.

Perché agli italiani, togliete tutto, ma non i risparmi. I diritti si, quelli tanto si recuperano di traverso, coi favoritismi, con le mazzette… I soldi no, quelli non si toccano: basti vedere le facce inferocite della gente che, oggi, ha manifestato a Roma per aver perso i risparmi giocandoli alla roulette del sistema bancario.

La brama di guadagno non presuppone attenzione a ciò che si firma, a quanto pare.


Per carità, è giusto. Ci mancherebbe. C’è chi ha lavorato davvero una vita per metter via 100/200/300 mila euro. Ma vorrei tanto vedere la stessa determinazione ogni qualvolta accade qualcosa che va contro l’intera comunità. Invece niente. Perché non siamo mai stati e mai saremo, una comunità. Altro che unità d’Italia.
Gli italiani si coalizzano solo se gli tocchi i risparmi, sarebbe bello che da questa brutta storia delle quattro banche salvate per decreto, nascesse un nuovo slancio di unità nazionale.

Non accadrà. Perché, ammesso che questi risparmiatori rientrino del denaro perso, si perderanno per sempre quella carica, quella ferocia, quel dissenso che oggi sono in grado di urlare. Uniti. Per poche ore. L’importante, per la maggior parte dei cittadini, non è la situazione nazionale, ma la situazione del singolo. E’ questo il problema di questo paese. Incapace di guardare a se stesso come a una grande famiglia.

La cosa inquietante, è che è lo stesso identico comportamento di quei politici che queste persone hanno l’ardire di contestare. La casta, come la chiamano alcuni. Anche gli italiani, sono parte di caste e contro caste. Che si formano per il breve tempo di una contestazione, per poi tornare singoli, ognuno agli affari propri, privati e mai in comune.

Fa sorridere leggere quando qualcuno azzarda un post o un commento – sui social network - parlando di “Unione Europea”. Siamo la nazione meno unita d’Europa, impensabile immaginare unità europea quando lo stesso criterio, riportato a livello nazionale, fa acqua da tutte le parti. Ognun per sé. Per non affrontare mai una situazione globale. Si preferisce pensarsi al singolare, per non prendersi la responsabilità su se stessi e i propri simili.

E c’è chi parla pure di sovranità popolare perduta: vero, ma perduta per mano della popolazione. Che ha fatto molto, in tal senso.

Auguro a tutti buone feste, e che Babbo Natale riporti a molti un po’ di coerenza…

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Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz



Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
Obbiettivo:50000 firme

 
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GERENZA: Gli Scomunicati - L'informazione per chi non ha paura e chi ne ha troppa - PluriSet timanale nazionale - Reg. Tribunale di Roma N° 3 del 21 Gennaio 2014
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