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Utero in affitto: dal delirio di onnipotenza alle regole sregolate

Utero in affitto: dal delirio di onnipotenza alle regole sregolate
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 03/03/2016

L’art. 12 della legge n. 40 del 2004 afferma che il ricorso a pratiche di surrogazione di maternità è un reato punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a un milione di euro. Non vi è alcun dubbio quindi, che sia un reato, sancito dalla Legge.

Il tema è infuocato in questo periodo, non solo per il lungo dibattito sulla Legge Cirinnà, approvata in parte e per ciò che riguarda la regolamentazione delle unioni civili, ma anche perché, proprio nel periodo di dibattito sul DDL Cirinnà, un noto personaggio della politica italiana, dichiaratamente omosessuale, è partito dall’Italia col suo compagno, per andare a farsi consegnare – letteralmente – un bimbo nato con la pratica dell’utero surrogato, o utero in affitto, come si dice genericamente.

Il politico, lo sapete, è Nichi Vendola, che col suo compagno di vita Eddy Testa, ha deciso di avere un figlio e per ottenerlo, non ha esitato a compiere quello che, a tutt’oggi, nel nostro paese è un reato, punito col carcere e con pesanti sanzioni pecuniarie.

Vendola ha compiuto un reato? Potrebbe sembrare. Eppure, scandagliando un po’ la questione, si scopre che la giustizia sostiene maggiormente le coppie omosessuali nella pratica dell’utero in affitto, rispetto alle coppie di coniugi eterosessuali.

Vediamo insieme perché.

Quando è una coppia eterosessuale a commissionare all’Estero l’affitto di un utero, questa ricorre a una serie di dichiarazioni fittizie. All’atto della nascita del bambino, che avviene in territorio estero, viene certificato che i genitori sono la coppia di italiani che hanno sostanzialmente commissionato la gestazione.

La falsa certificazione poi, è trasmessa in Italia, senza ovviamente comunicare che si è usufruito della pratica dell’utero in affitto. E’ un falso in atti d’ufficio, innanzitutto, un reato penale sancito dall’articolo 495 del codice penale.

Bisogna poi vedere se, nella procedura d’inseminazione dell’utero in affitto, si siano utilizzati i gameti del “padre” o della “madre” che commissionano la creazione e nascita del “figlio”. E’ necessario  riflettere anche sul fatto che, in alcuni casi, oltre al pagamento dell’utero, avviene l’acquisto dei gameti, solitamente maschili. Una vera e propria generazione di un’aberrazione. La coppia di coniugi, non ha alcun diritto di genitorialità sul nascituro, che non ha nulla – nel proprio codice genetico – che lo renda figlio naturale di almeno uno dei due genitori.

E’ questo ultimo criterio che rende indiscutibilmente illegale questa pratica nel nostro paese, dal momento che, ove vi fosse una inseminazione con i gameti del coniuge, il nascituro sarebbe figlio di quest’ultimo e quindi, si potrebbe procedere almeno con l’adesione al criterio di stepchild adoption, l’adozione del figlio naturale del coniuge.

In sintesi: se il nascituro non ha alcun legame genetico con almeno uno dei “genitori”, ecco che si ricorre nel reato di maternità surrogata reso ancor più grave delle dichiarazioni mendaci, e si rischia non solo la sanzione penale e pecuniaria, ma anche di vedersi togliere il “figlio” acquistato.

Nel caso di Nichi Vendola, è stato dichiarato che il seme utilizzato per il concepimento del piccolo appena nato, è del compagno italo canadese di Vendola. Così, appena tornati in Italia, non hanno fatto altro che dichiarare all’ufficiale di Stato italiano, la nascita del bimbo, il cui padre biologico sarebbe Eddy Testa. Nulla da eccepire quindi, visto che Eddy può dichiarare di aver inseminato la madre biologica del bambino.

In pratica, appare lampante come a rischiare di più, nella pratica dell’utero in affitto commissionato all’estero, siano le coppie eterosessuali, che – di fatto – compiono un doppio reato: dichiarano il falso, quando viene redatta la certificazione di nascita e vengono inseriti i nomi dei coniugi come genitori naturali e vene inoltre compiuto il reato di maternità surrogata, che – come spiegato – ad oggi è punito penalmente nel nostro paese.

Tutto ciò, ci fa comprendere che le coppie omosessuali che ricorrono alla pratica dell’utero in affitto sono maggiormente cautelate rispetto alle coppie eterosessuali sposate e ciò perché, in quest’ultimo caso, la coppia dichiara il falso, assumendo una genitorialità inesistente.

In conclusione, al di là del fatto che trovo genericamente riprovevole affittare l’utero di una donna che si presta ad essere una sorta di incubatrice per i nove mesi necessari a procreare un figlio, pronta a distaccarsene subito dopo la nascita, in cambio di denaro, trovo davvero singolare come si possa essere giunti a un’aberrazione del genere, anche in ambito legale.

Una coppia omosessuale, maschile, può accedere facilmente alla procreazione surrogata, ovviamente all’estero e nelle nazioni in cui è legale, andare a prendere il nascituro, tornare in Italia ed essere più o meno in una situazione di legalità.  Una coppia eterosessuale, sposata, deve ricorrere anche a un falso in atti d’ufficio, ponendosi indiscutibilmente nella situazione di compiere un doppio reato, che può portare persino all’adottabilità del bimbo nato dalla pratica dell’utero in affitto.

Ho sottolineato "coppia omosessuale maschile" in quanto la dichiarazione di essere il padre biologico è più convincente di quella espressa da una "madre" omosessuale che - di fatto - non ha né procreato né donato i gameti per l'inseminazione dell'utero in affitto e quindi, dovrà dichiarare il falso.

Di fronte a tutte queste complicazioni, vedo solo una cosa: un livello altissimo di egocentrismo misto alla percezione – distorta – che certi esseri umani hanno sul criterio di onnipotenza e su quello di “avere diritto a”. Nel frattempo, costoro, sostengono il perdurare di uno scandalo nazionale. Quello che priva molti bimbi, abbandonati negli orfanotrofi e nelle case famiglia, dell’affetto di una famiglia che li adotterebbe subito, se solo il denaro non facesse gola a comunità religiose e laiche, che se li tengono ben stretti pur di continuare a ricevere finanziamenti.

Non credo vi sia altro da aggiungere.

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