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Pandemia: a quale normalità vogliamo tornare?

Pandemia: a quale normalità vogliamo tornare?
Autore: Editoriale del direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 08/05/2020

Il recente suicidio di un imprenditore di Napoli  pone l’obbligo, a tutti noi, di doverci fermare a riflettere. Quando sta accadendo, a livello mondiale, ma ancor più nel belpaese, ha contorni che, spesso, sono da considerare paradossali. 

Solo in Italia nelle  ultime due settimane di Aprile si sono registrati 10 suicidi, da Nord a Sud.

Che cosa sia questo virus non ci è dato sapere. Non siamo virologi, almeno io non lo sono, ma poi dobbiamo stare ad ascoltare i diktat altalenanti di immunologi – come per esempio l’onnipresente Burioni che tuona in un primo momento “Niente mascherine! Non c’è nulla di cui aver paura”! per poi trattarci tutti come cavie da laboratorio, pronte ad attendere  un vaccino che, nella migliore delle ipotesi, sarà solo un buco nella carne, dal momento che – questo almeno sembra assodato – la variabilità del virus non rende possibile questo tipo di soluzione come quella migliore, anzi…

Qualcuno azzarda ipotesi, e chi non lo fa, trascinandosi in arzigogoli mentali che vanno dal virus creato in laboratorio – si sappia che a livello scientifico è cosa nota e normale crearne in laboratorio per ragioni sperimentali – alla guerra tra USA e Cina, sforando verso lidi alquanto raccapriccianti, come la linea di pensiero che vorrebbe Bill Gates a capo di un grande disegno che ci vuole tutti vaccinati, controllati, schedati, schiavizzati.

Non è questo il tema del mio editoriale di oggi. Ogni singolo essere umano è dotato del migliore PC che la tecnologia possa mai aver potuto sviluppare: il proprio cervello. Basta azionarlo e scaricare un programma molto utile: si chiama “capacità critica”.

Ciò su cui voglio invece soffermarmi è un elemento diverso: dobbiamo tornare alla normalità. Ma quale normalità? Non certo quella pre-pandemia, per carità! Era per caso normale vivere in un sistema come quello italiano, che da 12 anni con la scusa della “crisi economica mondiale” ha abbattuto i diritti civili, scardinato le garanzie umane e che ha illimitatamente regalato, di contro, potere e ricchezza a chi ha avuto l’ambizione di raggiungerli a ogni costo? No, non era da considerare “normalità”.

Ritengo che questo periodo storico, nella sua complessità, debba mettere ognuno di noi nella condizione di fare le grandi pulizie, partendo da se stessi. La vita di prima era bella? Lo sembrava, forse, ad alcuni, ma sono gli stessi che, privati dalle incombenze quotidiane (sveglia, uscire, ufficio, colleghi, riunioni, fine mese, stipendio, bollette, etc) si sono ritrovati a dover fare i conti con se stessi, con la realtà dei fatti, ma soprattutto con la vita, quella vera, quella reale. Avete vissuto in Matrix per troppi anni, cari lettori, non avete voluto – in molti – occuparvi della realtà della vita quotidiana, e avete quindi preferito immergervi a capofitto nel lavoro o nella vita fatta di corse e impegni, pur di non affrontare la vita.

Ecco: è il momento di farlo, e non è un brutto momento, persino per coloro che si cagano sotto al solo pensiero di dover prendere atto che la vita non si vive voltando la testa dall’altra parte delle cose importanti.

Invece di pensare al suicidio, si pensi a come risorgere dalle ceneri di una guerra che non è affatto rappresentata dal Sars Cov2: in guerra stavamo prima del suo avvento. Facevamo tutti una vita balorda, fondata sul nulla. Fateci caso: quanti di voi hanno potuto scoprire, proprio grazie alla situazione emergenziale, che valeva maggiormente la pena investire sugli affetti e non sul lavoro? Chi vi sostiene, quando siete in crisi, il capufficio o chi vi sta accanto? Ripartite da questo pensiero.

Altra cosa, nella situazione del tutto crollata a livello economico, parlo  in questo caso dell’Italia, non si  può chiedere alla gente “O paghi o l’alternativa è il suicidio”. No, non si può fare.

Arriva quindi in aiuto di tutti l’articolo 35 della Costituzione Italiana, che recita:

Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

In ragione della capacità contributiva. Non oltre. Di conseguenza, se non si arriva a onorare le esose pretese del sistema fiscale tra i meno umani al mondo, invece di suicidarsi, prendiamo in mano la Costituzione, e rendiamole omaggio di fronte a qualsiasi istituzione.

Cominciamo da qui a cambiare, in meglio, la vita di ognuno di noi. 

Vi lascio alle riflessioni, rammentandovi la prima parte della mia inchiesta sul Covid-19, pubblicata lo scorso 20 Marzo: vi consiglio di leggerla, in quanto ho riportato molte informazioni, tutte documentate, in merito alla diffusione del virus a mezzo acqua, e anche come viene affrontata la pandemia all'estero: in Cina, per esempio, fanno i doppi tamponi, orali e rettali...

Per scoprire molto altro, ecco il link alla prima parte della mia inchiesta: Indagine su Covid-19 - (1): nel mondo si parla di diffusione attraverso l'acqua, in Italia no

©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina 




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