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Terremoto in Abruzzo: gli intoccabili

Terremoto in Abruzzo: gli intoccabili
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 10/07/2009

 

 

Quando si subisce qualcosa di molto grave, l’unica soluzione che può portare a mitigare gli effetti del danno è la garanzia che chi l’ha procurato – magari per scopi poco onorevoli – subisca a sulla volta una giusta condanna. Sapere che l’artefice di un evento critico che tocca la sfera personale, avrà giusta punizione, non cancella il danno ma ne mitiga gli effetti. In qualche modo. Ed in misure diverse. Dipende certamente dal tipo di danno subito.
 

Se qualcuno tampona la nostra vettura involontariamente mentre fa manovra per parcheggiare e distrugge il frontale della nostra auto, il danno subito – certamente non piacevole – troverà consolazione magari attraverso un segno tangibile di chi il danno l’ha procurato: un biglietto di scuse ed un riferimento telefonico. Azioni che oggi, nella società della Cultura dell’arroganza, sembrano prese pari pari da un romanzo di fine ‘800.

 

Ma se una manovra azzardata, magari con il pilota in stato di ubriachezza, coinvolge in un grave incidente stradale un nostro congiunto rendendolo disabile o addirittura uccidendolo, il minimo che l’animo umano - colpito da un’aggressione tanto grave – può considerare come un piccolo riconoscimento del proprio enorme dolore è l’arresto del colpevole. Che paghi. Ed in misura adeguata al dolore incancellabile.

 

E’ una considerazione lineare. Reazione giudiziale che rende appunto giustizia nelle contese che vedono protagonisti i cittadini in querelle di varia tipologia, ove da un lato c’è il colpevole, dall’altro chi ha subito il danno, direttamente o indirettamente.

 

La nostra Legge, prevede molte letture di come si possa di conseguenza colpire chi si macchia di azioni criminose involontarie. E picchia giù un po’ più duro, nel caso di azioni criminose volontarie. Un po’ di più. Non troppo però. All’atto pratico, le cronache della nostra storia degli ultimi decenni, narrano di omicidi che al più, hanno sortito – nel caso in cui l’omicida sia stato individuato in maniera univoca e conseguentemente processato – pene che quasi mai hanno soddisfatto del tutto le famiglie che hanno subito il lutto.

 

Fra sconti di pena, patteggiamenti, sanatorie ed indulti, molti crimini di questo genere non hanno confortato affatto chi resta nel ricordo perenne di una morte ingiusta e resa ancor più terribile dall’azione di un secondo soggetto che l’ha procurata.

 

Estendendo ora questo concetto, non si può non riflettere su una serie di accadimenti che sono legati invece alla morte o disabilità permanete che colpisce ignari ed incolpevoli cittadini. Come nel caso delle morti bianche. Quelle sul lavoro o sulle strade. O dei morti per strage da eventi “naturali” come ad esempio un terremoto. Spesso infatti, il numero dei morti in Italia per “evento naturale da sisma” non sono esattamente correlati alla gravità della scossa, bensì ai parametri eventuali di messa in sicurezza delle strutture edili che se non sono prese in seria considerazione da chi edifica, rendono in fatto di numericità dell’atto in se, una conseguenza di gran lunga maggiore rispetto allo stesso cataclisma avvenuto in ambiti territoriali garantiti dalle strategie di sicurezza.

 

Per semplificare e riflettere: se in Abruzzo le case, le scuole, gli uffici pubblici fossero stati edificati osservando tutti gli standard di sicurezza ed agibilità come da normative vigenti, il sisma del sei Aprile 2009 avrebbe certamente decretato un numero minore di morti ed anche di crolli di interi edifici, scuole e dello stesso Ospedale S. Salvatore di l’Aquila.

 

Cosa accade quindi, quando le morti sono dichiaratamente più estese per lavori edili fatti più per massimizzare gli introiti di chi edifica piuttosto che per garantire eventuale incolumità degli abitanti? Si apre una bella inchiesta. Si palesa la colpa alla popolazione. Passano i giorni. I mesi. E di quell’inchiesta man mano, non si sa più nulla. Perché nulla viene fatto in pratica. Si dice “insabbiare una inchiesta” quando palesemente chi si è probabilmente macchiato di una grave colpa non subisce un iter giudiziario trasparente.

 

Non se ne parla più. Punto. E così, persino chi ha subito tragedie sulla tragedia, dimentica di chiedere giustizia e si limita ad argomentare altre richieste. Orfani da terremoto, oggi reclamano la ricostruzione delle case e dei Paesi. Bambini senza famiglia, giocano fra le tendopoli e sperano di restare ancora un po’ in quello strano villaggio fra la vacanza e la vita vera. Famiglie intere, che hanno subito lutti per il sisma, si ritrovano a considerare prioritaria la riattivazione della propria impresa commerciale o del proprio impiego pubblico.

 

Dei morti? Non ne parla più nessuno. Sembra. Almeno, stando alle cronache di giornali e televisioni nazionali. Nessuno che chieda giustizia per le morti che potevano essere forse evitate. Forse arginate.

 

Impresa da giudicare in primis, l’ormai famosa Impregilo s.p.a. Nota per i troppi appalti “facili” in Italia e persino all’Estero, Libia compresa, con cui intrattiene ottimi rapporti imprenditoriali. Vincitrice dell’appalto per la costruzione – ma avverrà? – del Ponte sullo Stretto di Messina, della TAV, della infinita storia della Salerno – Reggio Calabria con appalto confermato, lavori iniziati nel 1997 e sospesi all’infinito: i finanziamenti per questo ennesimo scandalo vengono rinnovati dei anno in anno. E più recentemente, la Impregilo s.p.a. torna a far parlare di se. Per l’inceneritore di Acerra che recentemente ha preso fuoco, informazione “misteriosamente” glissata da tutti i media, che non hanno riportato la notizia. E per l’Ospedale più disastrato in Italia: il san salvatore di l’Aquila ormai macigno nella lunga storia degli scandali edilizi all’italiana.

 

Impresa coinvolta negli anni in grandi scandali, giudizi, defezioni di dirigenti, accuse di truffa, concussione e chi più ne ha più ne metta. Ma che esce sempre – e da sempre – illesa pur in un percorso palesemente sempre oltre il limite della legalità.

 

L’inchiesta aperta a Milano su Impregilo s.p.a. relativa alla non agibilità e messa in sicurezza dell’Ospedale Aquilano, cosi come dell’Ostello universitario, ci rende tutti orfani di dati. Nessuno ne parla più. Nessuno che investighi. Nessuno che voglia rendere onore ai morti causati più che dalla gravità del sisma, da strutture dichiaratamente costruite con materiali di terz’ordine. Nessuno che recrimini giustizia. E nomi cui dare colpe.

 

Sarà perché Impregilo s.p.a. ha un capitale sociale di oltre un miliardo di euro? O perché può contare su oltre diecimila dipendenti? O forse, perché ha le “mani in pasta” in molte nazioni europee ed extraeuropee, cosa che cancella in un attimo il fatto che – ad esempio – Impregilo fu coinvolta pienamente agli inizia degli anni ’90 nell’inchiesta “Mani pulite”? Oppure, perché ai vertici aziendali, scorrono sempre nomi di prestigio? Come l’ex Sindaco di Roma Franco Carraro, che si dimise nel 2006 durante l’inchiesta “Calciopoli” ( all’epoca, era anche Presidente del Milan). Ma potrebbe anche essere perché, le società che si accorpano ad Impregilo s.p.a. hanno nomi altisonanti. Come Benetton. O Gemina, controllata da Romiti. E le stesse Assicurazioni Generali.

 

Interessi. Troppi. E troppe persone di rilievo coinvolte. I “nomi che contano” in Italia e nel Mondo. Anche se il prestigio gli viene spesso da affari poco chiari. Commistioni di interesse. Frodi. Atti illeciti. E sono le stesse persone ed imprese, che gestiscono i grandi numeri dell’industria italiana. Gli Intoccabili. Che spesso, ove posano la mano, lasciano polvere e morte, piuttosto che granelli d’oro. Eppure… proprio per questo, per questa loro capacità di creare imprese di alto spessore pur invadendo la legalità ad ogni passo, sono Imprese e persone che nel computo di chi conta e chi no, cambiano il senso logico di chi ancora crede di poter contare su ideali ed onore.

 

Intanto i morti, i feriti, i disabili, i resi poveri, i vessati, i terrorizzati, sono costretti non solo a subire le conseguenze di loschi affari che spesso sono molto vicini allo Stato, ma addirittura vengono penalizzati ancor più dall’assoluta assenza di colpevoli mirabilmente accusati e penalizzati. Nessun lutto o tragedia viene pagata, al mercato di chi la vita la deve strappare a morsi ogni giorno. Di scandalo in scandalo, di tragedia in tragedia chi subisce deve pagare uno scotto sempre più pesante ed aberrante. Lasciare il passo a chi produce ricchezza e macina morti nel tritacarne del Sistema economico nazionale ed internazionale. Da sempre si sa: conta chi più fa numeri. Non chi fa numero.

 

E che non ci si lamenti troppo, che le cose importanti da fare, fra illegalità, massimizzazione dei proventi ed inciuci, è ben più importante di qualche morto ammazzato. Che quasi nessuno ricorda più, nel breve lasso di tempo che passa, fra uno scandalo e l’altro.




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GERENZA: Gli Scomunicati - L'informazione per chi non ha paura e chi ne ha troppa - PluriSet timanale nazionale - Reg. Tribunale di Roma N° 3 del 21 Gennaio 2014
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