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TTIP: la liberalizzazione dell 'oligarchia

TTIP: la liberalizzazione dell 'oligarchia
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 30/03/2016

Non so quanti di voi abbiano sentito parlare di TTIP, e quanti di voi che ne avete sentito parlare, abbiano capito cosa sia, il TTIP.

L’acronimo sta per Transatlantic Trade and Investment Partnership, che tradotto, significa trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti.

E’ un accordo a forte impatto economico tra l’Europa gli USA e il Canada, che – per come viene presentato alle popolazioni – non farebbe altro che semplificare gli scambi economici e commerciali tra USA Canada ed Europa, il cosiddetto “Libero mercato”. In pratica, semplificando al massimo, e seguendo la linea informativa prodotta dai governi europei e dagli USA, decadrebbero i dazi e buona parte della burocrazia che, ancor oggi, rende costoso e difficoltoso il rapporto economico commerciale tra le due potenze mondiali. Ma è solo questo

Proprio in questi giorni, Renzi è negli USA, e certamente c’è odore di TTIP nell’aria

Quando è stato deciso di stilare un accordo di questo genere? Non certo nel 2013, come si vuol far credere. Nel 1995, fu istituito il gruppo Transatlantic Business Dialogue, un gruppo di potere – Lobby -  cui si accede esclusivamente per invito e cui partecipano solo gli amministratori delegati delle industrie e imprese più potenti del mondo.

Come è semplice comprendere, questi capitani d'industria, da sempre, accarezzano l’idea di cancellare molti dei blocchi e delle normative sugli scambi commerciali internazionali,  e quindi economici, che rappresentano spesso una perdita economica, dovuta alle diverse normative interne alle nazioni, che non consentono ad esempio, la commercializzazione internazionale di molti prodotti, che - ad esempio nel nostro paese - attualmente non possono essere venduti e quindi, causano una perdita di profitto considerevole.

Cancellare queste regolamentazioni, crea sì un “libero mercato” ma nessuno informa adeguatamente le popolazioni, sul significato profondo che questo criterio rappresenta.

Vediamo di fare chiarezza. Nella realtà dei fatti, gli scambi commerciali tra Europa e USA non necessitano di un accordo del genere per “abbattere le tariffe doganali” dal momento che, queste tariffe, sono già minime e quindi, non incidono più di tanto negli affari che intercorrono tra le parti.

La realtà è molto diversa, e si chiama “omologazione normativa”, o “armonizzazione normativa”, come amano chiamarla i protagonisti di questo accordo e i suoi sostenitori che, nella maggiori parte dei casi, può produrre danni contro i consumatori e anche in alcuni casi, contro i produttori.

Il motivo di questa affermazione è semplice: introducendo sul mercato europeo, senza alcun tipo di limite, prodotti che non devono osservare le rigide normative europee, ad esempio per ciò che riguarda la produzione e distribuzione di alimenti o di farmaci, ecco che si avvantaggia il mercato statunitense, dal momento che, i costi di produzione, sono sensibilmente più bassi rispetto a chi, è chiamato a osservare normative e regolamenti.

Si potrebbe eccepire: ma l’accordo è bilaterale, e quindi anche i produttori europei potranno avvalersi delle normative statunitensi meno rigide. Ammesso  che l’accordo preveda questo, è ovvio che in questo caso a pagarne le spese sarebbero solo i consumatori, costretti ad acquistare merci non più garantite da trattamenti e verifiche che ne garantiscano l’assoluta qualità e salubrità.

Non basta, perché se si approfondiscono le aree di liberalizzazione prese in considerazione dal TTIP, si capisce come questo accordo di “Libero scambio” altro non sia se non un’autorizzazione, agli USA, a interagire e decidere le sorti delle popolazioni europee, minandole con le proprie insindacabili decisioni. L’accordo prevede la liberalizzazione del mercato sulla maggior parte delle merci, di ogni settore merceologico, ma si parla anche di “allineamento normativo” su energia, proprietà intellettuale, sistema sanitario, concorrenza, sviluppo sostenibile, ambiente, sistema finanziario e molto altro.

Tutto ciò, significa che gli USA avranno voce in capitolo su una lunga serie di temi strategici che attualmente, sono normati e controllati dall’Unione Europea, che garantisce maggiormente l’osservanza di regole che cautelino il consumatore. Con l’entrata in vigore del TTIP, queste cautele verranno a mancare. Pensiamo ad esempio al mercato finanziario: una delle proposte contenute nel TTIP, riguarda il mercato finanziario, che chiede maggior libertà di azione, prevedendo anche – in caso di mancato profitto – di poter citare in giudizio i governi, facendo ricadere  i costi sulle popolazioni.

I sostenitori del TTIP, di fronte ai dubbi espressi dai tanti oppositori, decanta – ovviamente -  le meraviglie di uno sviluppo economico che creerebbe benessere per le popolazioni coinvolte. Ma c’è chi dice che, i 120 miliardi l’anno che dovrebbero entrare in Europa grazie ai nuovi scambi commerciali e i 95 annui che dovrebbero incassare in più negli USA sono una frottola, dal momento che, ammesso che queste cifre siano reali, esse devono essere considerate non nell’immediato ma in un periodo di tempo che va dai 10 ai 20 anni: è quanto è emerso da un rapporto dell’Öfse, l’Austrian Foundation for Development Research, commissionato dal gruppo della Sinistra unitaria europea-Sinistra verde nordica di Strasburgo. In pratica, dei mirabolanti affari miliardari, secondo questo rapporto, non ci sarebbe nemmeno l’ombra.

In definitiva, il TTIP non serve a liberalizzare un mercato peraltro già ampiamente liberalizzato, quanto a eliminare importantissimi standard, regolamenti e normative che sono estremamente importanti vuoi per la salute dei cittadini e per la tutela dei consumatori e dell’ambiente e persino sulla sicurezza pubblica, vuoi per ciò che riguarda il settore finanziario, che peserà sulle spalle dei cittadini europei e statunitensi, che già hanno toccato con mano gli effetti delle operazioni bancarie spregiudicate, sia negli USA che in Europa. E' quindi più una liberalizzazione estesa dell'oligarchia, che la liberalizzazione di mercati già liberi.

Un fatto singolare: le informazioni relative agli accordi sul TTIP, non vengono tenute segrete solo alle popolazioni. Sono pochi gli europarlamentari che hanno accesso alla documentazione e, questi pochi, le apprendono dentro la cosiddetta "Reading room", che si trova presso la sede del Parlamento Europeo, a Bruxelles. Chi accede, deve lasciare fuori cellulare, tablet e persino le penne. Non è possibile prendere appunti. Non sembra affatto un metodo votato alla trasparenza...

La cosa palese, è che, USA, Canada ed d Europa sembrano piuttosto interessate ad accordarsi al fine di sviluppare un potere enorme, anche considerando la smisurata territorialità che si viene di fatto a creare, piuttosto che a cautelare il benessere delle popolazioni. Le cose peggiorano, invece di migliorare. Dovremmo chiedere aiuto alla Cina, che attualmente, è il “nemico” peggiore dei capitalisti occidentali. Grazie al TTIP, potranno battersi ad armi quasi pari. 

Il sito europeo dedicato al TTIP

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